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Coppie di fatto e immigrati in Comune: favorevoli, contrari e astenuti

Una mozione articolata che ha provocato scelte differenziate all'interno della coalizione di centrosinistra che guida il Comune di Orvieto. Otto sì, due astenuti e quattro contrari

ORVIETO - Passa per il rotto della cuffia la mozione di Rifondazione comunista sulle coppie di fatto. Il consiglio comunale di venerdì pomeriggio ha avuto modo di discutere il documento che il capogruppo del Prc, Giancarlo Imbastoni aveva presentato lo scorso 23 agosto.

Una mozione articolata che ha provocato scelte differenziate all'interno della coalizione di centrosinistra che guida il Comune di Orvieto. Otto sì, due astenuti e quattro contrari. La mozione prende atto di quanto sostenuto dai colleghi del consiglio comunale di Genova e dal consiglio regionale della Toscana. L'ordine del giorno, infatti, chiede al Consiglio comunale di Orvieto di esprimersi in senso positivo sull'estensione del diritto di voto (per le comunali, ndr) ai cittadini immigrati residenti. E chiede anche il pieno riconoscimento di forme di unioni diverse da quelle del matrimonio. Fino a qui, a quanto è dato di conoscere, l'orientamento di tutta la maggioranza sarebbe stato positivo.

Ma proprio sulla questione del riconoscimento delle coppie di fatto si è innescato il meccanismo del"fuggi fuggi" e della"differenziazione" all'interno della maggioranza. Il tentativo del capogruppo del Prc Giancarlo Imbastoni, infatti, è stato quello di accettare l'esistenza di coppie di fatto superando lo stesso rapporto uomo-donna. Insomma, l'avere proposto di accettare legalmente l'esistenza di coppie di fatto gay ha provocato la rottura. Una rottura che ha scelto la via dell'astensionismo - in parte - e quella della non partecipazione al voto. Così, all'atto del voto, alcuni cattolici (il sindaco e Alessandra Sargenti) si allontanano dall'aula. Altri si astengono. Altri ancora votano contro. E qualche sorpresa, da questo punto di vista, si è palesata provocando un certo fragore politico. Se qualcuno si immaginava una maggioranza divisa in due con un fronte cattolico ed uno della sinistra, ci si sbagliava. Giampietro Piccini (del Pdci) e il presidente del Consiglio, il laico e socialista Evasio Gialletti si sono astenuti. Ad uscire dall'aula anche qualche diessino come Secondo Federici o l'ex democristiano Marco Frizza. Esce anche dall'aula il rappresentante di Alleanza Nazionale Felice Zazzaretta. A votare la mozione, dunque, sono rimasti in pochi.

Rottura? Non proprio. Ma certamente forte differenziazione che ha permesso alla mozione di passare con i voti di gran parte dei Ds, di Rifondazione Comunista e dei due esponenti ex margherita de"Il futuro in Comune" Maurizio Conticelli e Fabrizio Cortoni.

Rottura di maggioranza? no, ma certo è che nella maggioranza posizioni e atteggiamenti attuati da alcuni consiglieri stanno provocando qualche mal di pancia. I membri del Consiglio comunale di maggioranza più navigati  pretenderebbero una coesione maggiore dei gruppi e una sorta di adesione più convinta alle indicazioni di partito. Insomma, nella discussione di gruppo la differenziazione ci può stare, ma in Consiglio si dovrebbe giungere con una posizione unitaria. Una deroga, come forse nel caso attuale, è per le decisioni che entrano nella logica del voto di coscienza.

Pubblicato il: 06/11/2004

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