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Dimunuiscono le imprese, diminuisce il credito, aumentano i risparmi

Meno 44. Tante sono nel 2003 le imprese in meno nell'Orvietano. Ci sarebbero pochi soldi che vietano il"fare impresa"? Nemmeno per sogno, infatti il credito diminuisce ed  Il 2003 segna anche la ripresa della raccolta bancaria. E allora dove investono gli orvietani? e investono?

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di Stefania Tomba

ORVIETO - Meno 44. Non è una temperatura glaciale anche se il dato gela le velleità imprenditoriali dell'Orvietano. Sono 44 in meno, nel 2003, le imprese attive sul territorio. Un indice, presentato nel nuovo Bollettino economico prodotto dal Comne di Orvieto, che da solo fornisce il quadro del malessere che continua ad attraversare la nostra economia.

Dunque nell'Orvietano ci sarebbero pochi soldi che vietano il"fare impresa"? Nemmeno per sogno, ed alla dimunuzione di crediti erogati corrisponde un altro dato che il 2003 segna, contemporaneamente, la ripresa della raccolta bancaria. E questo mentre sia in Umbria che nella Provincia di Terni lo stesso dato porta un bel segno meno prima del numero. Insomma, ad Orvieto si risparmia ma non si investe. O meglio: non si investe in impresa ma, con ogni probabilità, in titoli di stato o altri prodotti bancari o magari, tradizionalmente, nel mattone.

Informazioni che ci possano dare il quadro in tal senso le possiamo rintracciare solo nella movimentazione anagrafica delle imprese. E tra le poche che registrano un saldo positivo, nello stesso periodo, ci sono proprio quelle del comparto edilizio. Ne muoiono 23 ma ne nascono 29. Una differenza minima - solo 6 in più - ma che, se paragonata ad altre"morie" d'impresa, rende bene il quadro della situazione. Cinquantatré in meno in agricoltura, 14 nel commercio e 7 nel manifatturiero. Si tratta dei settori maggiormente in crisi nel territorio.

A trainare l'economia Orvietana non è più, da molto tempo, l'agricoltura che pesa sull'economia complessiva solo per il 5,3%. L'industria lo fa per il 21,3%. Quasi 3 lavoratori su 4 (73,4%), invece, lavorano nel terziario. Il settore che vive la maggiore vitalità resta quello dei servizi, alle imprese e alle persone. E sembrano essere proprio le aziende di servizi a evitare il tracollo del sistema impresa di Orvieto. Tra le nuove aziende nate e non classificate si registra un saldo attivo per 58 imprese. Molte di queste - nate sul finire del 2003 - sono andate ad arricchire le tante aziende di servizi che rappresentano, complessivamente, oltre il 10% del sistema produttivo locale (non in termini di addetti ma in termini di aziende).

Un altro dato, non censito ma di fronte agli occhi di tutti, è rappresentato dalla ripresa del mercato immobiliare nel territorio. Le nuove lottizzazioni di Orvieto, Porano, Baschi e Castel Viscardo completano il quadro di un comparto economico che sembra ritrovare gli allori di un tempo. Anche se spariscono le grandi imprese che erano nate nel corso del consolidamento della Rupe. Non più grandi aziende edili dai tanti dipendenti, ma un mercato fatto di aziende individuali e piccole società con pochi addetti. Un dato, questo, che interessa poi complessivamente tutto il sistema economico. Basti pensare che su un totale di 4220 imprese, 3066 sono ditte individuali, 782 società di persone e solo 295 società di capitali. Una percentuale del 6,9% sul totale, indice di una scarsa predisposizione dell'imprenditore locale a strutturare l'azienda.

Per tornare al sistema bancario un altro indice è determinante: quello degli sportelli bancari pro-capite. A fronte di una situazione pressoché stagnante nell'occupazione bancaria, ad Orvieto c'è uno sportello ogni 1.302 abitanti (la media regionale è di 1 ogni 1.618). Insomma, se pensiamo alla banca come un negozio che tratta quale propria merce i soldi, significa che il mercato orvietano è una piazza giudicata importante per questo specifico comparto.

Pubblicato il: 02/11/2004

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