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Vivo, appartengo, abito

Un convegno per fare il punto sull'assistenza domiciliare in Umbria, con un occhio particolarmete attento agli anziani

Continuare a vivere nella propria casa è un presupposto essenziale per mantenere una buona qualità di vita degli anziani, dei minori e  dei disabili fisici e mentali che vivono in condizioni problematiche. Dei servizi di assistenza domiciliare  si è parlato durante il convegno"Vivo, appartengo, abito: assistenza domiciliare  e territorio", che si è tenuto a Perugia.
L'iniziativa, organizzata dal Consorzio Auriga di Perugia, in collaborazione con il Consorzio nazionale della cooperazione sociale(Cgm) e il patrocinio della Regione Umbria, era finalizzata a fare il punto sulla"domiciliarità" in Umbria, tracciare un bilancio dell'assistenza domiciliare e, nello stesso tempo, elaborare nuove proposte per sviluppare questa cultura.
Sui servizi per gli anziani si è soffermato l'assessore regionale alla sanità, Maurizio Rosi, che ha messo in risalto come questa fascia sociale rappresenti l'emergenza futura:In Umbria sono state fatte molte cose per i disabili e i minori - ha affermato - ma anche per gli anziani. La popolazione tende ad invecchiare e questo ci deve far riflettere. La Regione Umbria sta facendo uno sforzo grande e, proprio in un momento in cui le risorse per la sanità vengono ridotte, è stato portato a 800 il numero degli assegni di cura da erogare ad anziani nel biennio 2004-2005 per una cifra di circa 3 milioni 200 mila euro. Inoltre, sono state ridotte le spese ospedaliere proprio per incrementare i finanziamenti per l'assistenza domiciliare".

Il presidente del Consorzio Auriga, Carlo Biccini ha evidenziato che"l'assistenza domiciliare in Umbria è assicurata da oltre vent'anni ma il concetto della prestazione offerta dietro l'espressione del bisogno è superato. Ora si parla di 'domiciliarità' - ha detto -  che è un diritto di tutti i cittadini e che  deve essere garantito dallo Stato e dagli enti con scelte politiche innovative che integrano il piano sociale e quello sanitario". Biccini ha anche ricordato che"i servizi domiciliari hanno permesso a centinaia di cittadini di vivere nella loro casa. Malgrado ciò - ha aggiunto -  oggi siamo penalizzati da alcune scelte del Governo di fronte alle quali non dobbiamo arretrare ma rilanciare in modo diverso e innovativo i servizi".

L'assessore regionale alle politiche sociali, Gaia Grossi, commentando l'iniziativa, ha definito la domiciliarità"un asse culturale del 'Piano sociale' regionale che punta alla riscoperta delle risorse e delle persone. Bisogna affermare la cultura della valorizzazione dei contesti di vita delle persone in difficoltà - ha sottolineato -  che vanno considerate come una  risorsa e, non solo, come portatori di bisogni. Per assicurare ciò, occorre un cambiamento di mentalità e passare dal concetto di assistenza  come risposta ad un  bisogno, a quello di  assicurare i servizi ancor prima che il danno sociale insorga. È indispensabile mettere in campo azioni sociali per creare una comunità responsabile che si faccia carico dei problemi che riguardano la collettività. Questo compito di crescita civile della comunità tocca alle istituzioni che non possono in assoluto delegarlo. In particolare i Comuni - ha annotato Grossi -  devono alimentare il senso civico e sviluppare quello di appartenenza. Occorre anche riequilibrare le risorse a vantaggio della domiciliarità e l'assistenza deve essere qualificata e non deve ridursi ad un pacchetto di prestazioni. Bisogna costruire una rete intorno alle persone,  non puntando solo  a soddisfare  i bisogni primari ma migliorandone lo stile di vita".
  

 

Pubblicato il: 29/10/2004

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