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La legge Marzano ed il riconoscimento dell'idrogeno nel segno della

Con la"riforma Marzano" sulla liberalizzazione dell'energia approvata lo scorso luglio, per la prima volta si riconosce il vettore idrogeno alla pari delle fonti rinnovabili e lo si inserisce  per legge tra le risorse energetiche che usufruiscono dei  certificati verdi".

L'iniziativa legislativa è stata accolta con entusiasmo dalle Hydrogencities e dall'Associazione Cittaslow, la rete delle città del buon vivere.

Il testo di legge approvato a maggioranza dalla Camera dei Deputati contiene oltre a numerosi altri provvedimenti tecnici in campo energetico, non tutti, peraltro, condivisi dai sindaci delle Cittaslow, anche il diritto alle emissioni di certificati verdi  per l'energia prodotta con l'utilizzo dell'idrogeno. 

Il black out nazionale e il prezzo del barile di petrolio schizzato a record mai visti dopo la guerra del Kuwait del 1990 hanno spinto le politiche energetiche nazionali ed europee a prendere in seria considerazione anche il vettore idrogeno.

Ma c'è idrogeno e idrogeno: sarà favorito, come specifica dettagliatamente il Ddl Marzano, solo quello prodotto da fonti rinnovabili, le biomasse, il solare, l'eolico, l'idroelettrico. È introdotta per la prima volta in Italia"la facoltà di attribuzione dei cosiddetti 'certificati verdi', che saranno attribuiti esclusivamente all'idrogeno derivato da fonte rinnovabile e non quello ricavato da combustibili fossili.

Diventa di grande attualità- commenta il sindaco Stefano Mocio- la Charta di Orvieto, Manifesto della rete di Enti Locali, sindacati e cooperative intesa a preparare l'Economia dell'Idrogeno, presentata al Teatro Mancinelli il 6 settembre 2003.
La Charta di Orvieto, ispirata dal nostro Comune in sinergia con le Cittaslow, promuove una nuova politica energetica ecosostenibile basata sull'idrogeno che valorizzi le comunità locali e preservi le risorse ambientali territoriali per le future generazioni. Con la Legge Marzano, ricca di incentivi ai Comuni per investimenti nel settore dell'Energia, il Manifesto di Orvieto che ha già prodotto la creazione della rete Hydrogencities tra Enti Locali che si riconoscono in essa, è destinato a produrre quanto prima effetti concreti".

La"Charta di Orvieto" per la promozione dell'economia all'idrogeno è stata sottoscritta ad Orvieto, il  6 settembre 2003 dalle Cittaslow di Anghiari, Bucine, Castelnovo ne' Monti, Castenuovo Berardenga, Castenuovo di Garfagnana, Castiglione del Lago, Cutigliano, Francavilla al Mare, Genova, Giffoni Valle Piana, Greve in Chianti, Guardiagrele, Levanto, Orvieto, Perugia, Pollica, Soverìa Mannelli, Spoleto, Suvereto, Terni, Todi, Sokndal (Norvegia), Umbertine, Foligno, dalla Provincia di Lucca e dalla Regione dell'Umbria.  Vi hanno aderito soggetti economici e organizzazioni quali: Acli (Padova e Genova), ALERR Srl, ANCI Umbria, CGIL Energia, CNR Messina, CIRPS Università di Roma, Concertage, Confederazione delle Autonomie Locali dell'Umbria, Confesercenti dell'Umbria, Consorzio ABU, Coop Maya, ENEA, Ener Tad, Eumedia, Europe Coservation, Greenpeace, Istituti tecnici locali (dirigenti scolastici), ITT. Scarl, Partito di Rifondazione Comunista, Studio S.ATE, Università di Perugia

 

È questa una piccola grande vittoria delle Cittaslow e del Geie Hydrogencities - ha dichiarato dal canto suo il presidente di Cittaslow, Stefano Cimicchi - che va nel segno tracciato dai progetti e dalle azioni delle cento città del buon vivere e degli altri soggetti amministrativi, sindacali ed economici che con Jeremy Rifkin hanno firmato il 6 settembre 2003 la 'Charta di Orvieto' per la promozione dell'economia dell'idrogeno. Da oggi abbiamo uno strumento in più per realizzare progetti pilota, i cosiddetti lighting projects, incentrati sull'utilizzo del vettore idrogeno da rinnovabili. Il  5 maggio scorso presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati le Cittaslow avevano presentato un documento programmatico per favorire le tecnologie di produzione e di consumo di idrogeno da risorse energetiche rinnovabili, documento che è stato recepito nello spirito e nella sostanza dall'articolato del Ddl.

 

Questo il testo del Documento di Hydrogencities presentato a Roma il 5 maggio 2004.

 

Una svolta epocale nella politica energetica è ormai prossima e inevitabile. Da più parti si indica l'idrogeno come il combustibile pulito destinato a sostituire i fossili. L'attuale congiuntura internazionale di cambiamento degli assetti geopolitici ed economici, la prospettata crisi ambientale globale multifattoriale già prospettata e descritta a Kyoto,  favoriscono un rinnovato e definitivo rilancio dello sviluppo di tutte le tecnologie inerenti il vettore energetico idrogeno. Nella prospettiva di sostituzione graduale dei comburili fossili che -  a seconda degli studi  - è attesa tra trenta/cinquanta anni, si avvia già ora una fase di sperimentazione ed applicazione della cosiddetta"filiera ecologica dell'idrogeno", ovvero l'affermazione dei sistemi  produttivi energetici  e delle relative applicazioni basata sulle energie rinnovabili. 

Già oggi con le attuali tecnologie disponibili,  sono possibili la produzione e lo stoccaggio del vettore idrogeno attraverso lo sfruttamento dell'energia solare, dell'energia eolica, dei flussi idrici (maree comprese), della geotermia e delle biomasse.

La città di Orvieto, in quanto capofila della rete delle Cittaslow (le cento città del buon vivere collegate a Slow Food), ha dato vita a Hydrogencities: raggruppamento di città europee(costituito in GEIE, gruppo di interesse economico europeo), che mira ad anticipare l'economia dell'idrogeno con specifici progetti sperimentali(i cosiddetti "progetti faro") ispirati alle teorie del professor  Jeremy Rifkin, alla cui presenza il 6 settembre 2003 è stata firmato un importante documento programmatico e politico per la promozione dell'economia dell'idrogeno, la"Charta di Orvieto".

I firmatari della Charta si sono impegnati a sostenere sin dall'inizio una nuova politica energetica basata sull'idrogeno"verde", cioè a partire da fonti di energia rinnovabili, rompendo dunque risolutamente e definitivamente con l'economia ormai insostenibile basata sull'energia  degli idrocarburi e sul nucleare.

 L'idrogeno prodotto da risorse rinnovabili, denominato"verde" per distinguerlo da quello"nero", prodotto da altre fonti (nucleare, da gassificazione, termochimica o steam reforming, termolisi, pirolisi, ecc.), per le proprie intrinseche caratteristiche chimico-fisiche:

- è un combustibile "pulito"

- è già in grado di alimentare utenze fisse (centrali e microcentrali)  per la produzione di energia elettrica e di calore, oppure per forza motrice o elettromotrice (motori per la trazione e la propulsione).

All'interno della fase medio-lunga di transizione ad un' economia energetica più pulita o pulita, allo stato l'idrogeno appare come l'unico vettore  energetico economicamente applicabile in larga scala e tecnicamente perseguibile, all'interno di un quadro di utilizzo delle risorse rinnovabili e della realizzazione di"cicli energetici chiusi". L'obiettivo sistemico è quello di avviare una serie di conversioni e trasformazioni che non accrescano la capacità di carico ambientale degli ecosistemi e che non intacchino le risorse non rinnovabili esistenti.

L'economia dell'idrogeno potrà portare ad una democratizzazione dei rapporti economici e sociali, mediante la re-distribuzione del potere energetico ed economico attualmente concentrato nelle mani di pochi grandi gruppi multinazionali. L'idrogeno sarà perfetto per la generazione distribuita e la co-generazione di elettricità e calore mediante celle a combustibile.

L'idrogeno è, però, un vettore di energia, non una fonte primaria.

Il suo utilizzo permetterà di abbattere con grande efficienza le emissioni nocive in atmosfera, compresi i gas responsabili dell'effetto serra, solo se sarà derivato da fonti rinnovabili di origine solare o geotermica.

Lo stesso vale per la sua capacità di"democratizzare" l'energia, le necessarie premesse sono: generazione distribuita e produzione da energie rinnovabili.

Si consideri inoltre che l'Italia ha assunto impegni internazionali volti al contenimento delle emissioni di gas inquinanti, con particolare riferimento alle prescrizioni del Protocollo di Kyoto; che da dati Ises Italia e Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, il potenziale tecnico globale da fonti rinnovabili in Italia assomma a 233.000 GWh/anno di energia elettrica e che l'idrogeno"verde" può assommare in Italia a 6.150.000 t/anno.

 

A fronte delle considerazioni che precedono, Hydrogencities ritiene doveroso e urgente l'inserimento del  vettore idrogeno"verde" all'interno della quota energetica prodotta o importata ricavata da impianti da fonti rinnovabili, di cui al disposto dell'art. 11, comma 2, del d.lgs.16 marzo 1999, n. 79 :"Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica"; nonché, favorire sin dall'inizio uno sviluppo dell' idrogeno verde attraverso una previsione normativa che introduca i"Certificati verdi" (di cui al d.lgs.29 dicembre 2003, n. 387) anche per l'idrogeno".

Pubblicato il: 28/10/2004

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