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Decine di ragazzi coinvolti in indagini per droga. Ma sembra che non succeda nulla

   

di Dante Freddi

A dicembre del 2002, con la cosiddetta"Operazione Cahos", è stato sollevato un coperchio che ha svelato una grave condizione di disagio giovanile: 26 ragazzi arrestati, decine coinvolti nelle indagini, 48 che attendono la decisione del giudice sul rinvio a giudizio. Due ragazzi sono morti per overdose, nel frattempo.

Oggi quattro arresti e non sappiamo dove porteranno le indagini.

Dopo l'"Operazione Cahos" sembrò che la città volesse reagire e non accettasse supinamente che tanti suoi ragazzi vivessero la triste esperienza della droga. Fu attivato subito l'Osservatorio per le tossicodipendenze, a cui partecipano rappresentanti di tutte le istituzioni, da quelle politiche alle forze dell'ordine, alla scuola, alla sanità. Un po' di agitazione, poi più nulla.

L'argomento è stato rimosso, da tutti.

Sono mancati momenti di dibattito nella città, non sono state prodotti atti per stare vicino ai giovani indagati e alle loro famiglie, non sono state compiute azioni evidenti e partecipate per prevenire ulteriori sviluppi del fenomeno.

Le famiglie dei ragazzi coinvolti nelle indagini sono state lasciate sole, un po' per riservatezza e un po' per  noncuranza. L'impreparazione di fronte al fenomeno ha spiazzato tutti ed è stato più comodo"sommergere" che"far emergere".

Forse tutti dovevamo seguire un percorso educativo che ci preparasse ad affrontare la questione droga senza falsi pudori, con la consapevolezza che non ci sono né vincitori né vinti, non ci sono genitori più bravi ed altri meno bravi, che tutti individualmente siamo responsabili di quello che abbiamo creato ed offerto ai nostri giovani. Con la consapevolezza che non sempre drogarsi corrisponde ad un disagio sociale, che può anche essere una forma di integrazione nel gruppo, che può servire a rafforzare l'appartenenza, ad aumentare le prestazioni, a vivere più"velocemente".

Bisogna combattere la"cultura" della droga senza sensi di colpa inutili ma con consapevolezza.

E questo è un compito che compete alla famiglia, alla scuola, alle istituzioni, a noi, a voi.

Pubblicato il: 25/10/2004

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