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La Chiesa della Madonna della Cava torna a vivere

Festa nel quartiere medievale per la riapertura della chiesina della Madonna della Cava, prezioso gioiello arte e storia.

Cultura

Chi si affaccia da via Malabranca verso S.Giovanni, non può fare a meno di notare la bella cupola della chiesa della Madonna della Cava, riaperta al culto e restituita al patrimonio storico-artistico della città, con una celebrazione presenziata dal vescovo, dopo quasi venti anni. Il recupero è stato possibile grazie alla Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell’Umbria e, soprattutto, grazie alla volontà generalizzata di artigiani e abitanti della Cava che, lavorando alacremente fianco a fianco, hanno permesso la riapertura dell’edificio il giorno della Candelora. Nonostante i restauri siano ancora provvisori, come testimonia chi si è prodigato in prima linea per permettere che tutto ciò divenisse realtà, oggi la chiesina si presenta ai suoi devoti con un aspetto estremamente decoroso: le screpolature più visibili sono state ritoccate, la finestra sulla facciata chiusa con una vetrata fittizia in attesa del rosone, gli altari laterali, ancora privi delle opere che li completavano, ricoperti con dei teli, le pareti, decorate in finto marmo, riprese dal punto di vista pittorico in attesa della bonifica nella parte inferiore. Laddove è stato possibile si è invece proceduto al restauro definitivo, specialmente negli arredi lignei, nei banchi, nelle porte. Piccolo gioiello impregnato di arte e folklore, la chiesa, a sala barocca, è un esempio perfetto di simmetria: dalla volta ottagonale alla lanterna centrale da cui prende la luce, fino agli altari laterali perfettamente uguali. Nel suo aspetto attuale fu edificata dall’Università o Confraternita dei Fabbri tra il 1637 e il 1640, come testimonia una lapide marmorea posta all’interno. La struttura tuttavia non fu costruita ex novo, ma deriva dalla modifica della precedente chiesa di S. Eligio, protettore dei suddetti artigiani (sulla parete sinistra si nota ancora l’apertura murata della vecchia porta con un arco a tutto sesto). Nonostante l’edificio sia piccolo, sia dal punto di vista architettonico sia per le opere conservate, appare estremamente raffinato: dietro all’altare è visibile una Madonna col Bambino, affresco staccato dalla parte esterna dove si trovava a protezione della Fonte della Cava, uno dei tanti punti di raccolta di acque provenienti dall’antico acquedotto. Sono stati inoltre ritrovati (e sono in attesa del restauro) delle tavole raffiguranti S. Eligio (settecentesco) di mano dell’artista Ludovico Mazzanti e una Crocifissione, forse opera di un grande artista orvietano del 500, purtroppo rovinata da un restauro ottocentesco. Sulla parete di sinistra entrando c’è un bel Crocifisso in cartapesta, ritrovato in stato disastroso ma magistralmente ripristinato. Nella nicchia vicina all’altare maggiore è stata riportata la statua in gesso della Madonnina tanto amata dai fedeli, che, fino a prima della chiusura, veniva portata in processione la prima domenica di giugno decorata di tutte le collane, i gioielli e gli ex voto che tanti devoti le avevano donato in ringraziamento delle grazie ricevute. Nel corso del tempo la chiesa ha visto avvicendarsi tanti uomini e storie, (sembra ad esempio che nel ‘700 vi venissero sepolti i morti di tifo, che nell’ottocento vi officiasse la Confraternita del Purgatorio), è stata molto amata e anche oggi la gente le si è stretta intorno per riportarla a vegliare su una delle vie più belle e particolari del centro storico.

Pubblicato il: 03/02/2003

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