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Tutti a scuola

Dopo quasi cento giorni di"stasi intellettuale" si rimette in moto la"macchina dell'istruzione". Con i tanti problemi che porta con sé la ricerca di un modello di formazione adeguato ai tempi

di Enrico Sabatini

Un mese fa la campanella inaugurava il nuovo anno scolastico e già dal 13 settembre gli studenti si affannano e si tormentano al solo pensiero delle prime interrogazioni e dei primi compiti in classe (poi ci si fa l'abitudine); e come ogni anno tentano in tutti modi e con tutti i mezzi di cercare il compromesso, di raggirare il professore-giustiziere-ingiusto, di farla franca ostentando un'improbabile indifferenza (occhi altrove, movimenti al ralenti), lungi dall'incrociare lo sguardo intimidatorio del magister.
A parte i problemi legati a questo tipo di situazione, che riguardano e riguardavano la più o meno totalità della popolazione scolastica nella generazione attuale e in quelle precedenti, l'unica opportunità di crescita (in senso lato) per i giovani sembra proprio essere costituita dalla scuola.
In un paese dove la formazione professionale è agli esordi, la strada verso l'integrazione dei settori scuola e lavoro appare ancora lunga e tortuosa. Lo dimostra il fatto che, mentre a livello europeo quasi la metà dei ragazzi"in età da liceo" intraprende la strada della formazione professionale, in Italia solo un ragazzo su dieci, concluso l'obbligo scolastico, fa altrettanto. Questo dato è emblematico e fa trasparire il divario che intercorre tra il modello dell'attuale struttura scolastica italiana e il modello della scuola europea, finalizzato all'adozione di sistemi quali, ad esempio, l'alternanza di scuola e lavoro e indirizzato alla maturazione dello studente in ambito di scelte consapevoli, una volta terminati gli studi.
La nuova riforma scolastica prova a spianare questo divario.
Gli studenti hanno diritto ad una scuola che favorisca la crescita e la valorizzazione della persona umana e il rispetto delle diversità individuali. Nel percorso di formazione, le conoscenze apprese devono innanzitutto diventare competenze personali di ogni singolo studente e devono permettere il confronto con il mondo, l'interazione con l'ambiente naturale e sociale, tramite lo sviluppo di una critica costruttiva.
Dalla scuola i ragazzi si aspettano di essere compresi e rispettati, ma soprattutto di essere guidati e incoraggiati a bussare alla porta del lavoro o a una delle tante porte universitarie che così spesso disorientano e intimoriscono. La scuola deve trovarsi all'altezza di un compito tanto difficile, e deve necessariamente porre al centro dell'attenzione e dell'interesse di tutti la crescita di giovani alla ricerca di un senso alla loro vita.

 

Pubblicato il: 09/10/2004

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