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Aprire una vertenza con la Regione Umbria

La proposta di Conticelli e Cortoni rimette in moto un processo di elaborazione politico-amministrativa che fu avviato con convinzione da Cimicchi e contenuto nell'idea dell' "area vasta". Può essere un tema chiave del dibattito futuro

foto di copertina

di Dante Freddi

Nei giorni scorsi Conticelli e Cortoni hanno presentato un'interpellanza che, al di là dello specifico e comunque gravissimo argomento della proprietà dell'ex ospedale, riapre la"vertenza" con la Regione dell'Umbria sul diritto dell'Orvietano ad incidere nella politica regionale. 
Tema antico, che è stato un cavallo di battaglia politica di Stefano Cimicchi, che reclamava per l'Orvietano la dignità di"area vasta", in opposizione alla strapotenza del Ternano e del Perugino. E  ragioni  c'erano allora e ci sono oggi: dalla cancellazione della Usl alla sotterranea politica di opposizione ad una crescita universitaria di Orvieto, fino alla politica regionale dei rifiuti ed alla più generale subordinazione politica, che si esprime anche nell'elezione di deputato e senatore d'importazione.
Sarebbe utile, e Conticelli e Cortoni lo hanno còlto, che questa"vertenza" e i contenuti che proponeva ritornassero in discussione e trovassero paladini convinti e tenaci come lo fu Cimicchi, al di là del mancato successo della rivendicazione. Altrimenti rivedremo iniziative velleitarie, come la"Tuscia" o"Orvieto provincia", che nascono per cavalcare questo bisogno del nostro territorio di "contare" ma che non contengono un"respiro" concreto, attuabilità, futuro.

Emblematica ed attuale è la questione dell'ex Santa Maria della Stella sollevata dal gruppo consiliare"Conticelli. Il futuro in comune" nella sua interpellanza, dove si legge che"La legge n° 7 del 26/5/2004"Disposizioni in materia di finanziamento degli investimenti del Servizio Sanitario regionale" (vedi BUR n° 24 del 9/6/2004) stabilisce che"Al fine di ottimizzare la valorizzazione patrimoniale delle strutture ospedaliere dimesse o da dimettere, la proprietà delle stesse è trasferita al patrimonio regionale, ferma restando la destinazione sanitaria dei proventi…" (vedi art. 2, comma 1). Ulteriori parti della legge introducono indicazioni sul riutilizzo dei proventi derivanti dalla dismissione delle strutture ospedaliere suddette, da destinare"in via preferenziale, ai servizi sanitari del territorio in cui i beni sono collocati, nel rispetto della programmazione sanitaria regionale" (vedi art. 3, comma 2). Il nostro commento è lapidario: si vendono le strutture ospedaliere dimesse/da dimettere per ripianare i debiti della sanità, con un evidente danno per la comunità orvietana che rischia di perdere uno degli immobili pubblici di maggior prestigio e suscettibile di significativi progetti di valorizzazione. La situazione-continuano Conticelli e Cortoni- potrebbe poi rivelarsi ancor più pesante qualora tale trasferimento dovesse inglobare anche beni donati all'Ospedale di Orvieto, con particolare riferimento ad un lascito miliardario che da anni vede un contenzioso con il Comune di Roma di cui sarebbe bene chiarire definitivamente l'esito.
Sorvoliamo sulle attuali modalità di utilizzo dell'ex Ospedale, per soffermarci sul significato politico di tale decisione regionale.
Si tratta a nostro parere di un vero proprio scippo, avvenuto peraltro senza particolari clamori né formali prese di posizione, che penalizza la nostra realtà anche per le possibili conseguenze sulla destinazione di altri immobili pubblici presenti sulla Rupe (si parla infatti insistentemente della possibile permuta dell'ex Ospedale con una porzione dell'ex Casermone).
Tale decisione regionale, a ben guardare, consolida un trend negativo nei nostri confronti".

Pubblicato il: 05/10/2004

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