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Preoccupati per le due Simone. I volontari: ''potevamo essere noi al loro posto''

Emergency, l' organizzazione di volontariato che ha progetti umanitari anche in Iraq, esprime «una grande angoscia» per la vicenda delle volontarie rapite. Lo ha affermato Teresa Sarti, presidente di Emergency, a margine di una manifestazione che raccoglie i volontari della sua organizzazione nella cittadina umbra. «La situazione - ha aggiunto la presidente - era stata prevista, tenuto conto che in questa guerra sono stati mischiati gli interventi militari con gli interventi umanitari». «Le ultime ore del rapimento delle due Simona sono vissute dall' intera organizzazione - ha precisato Sarti - con grande angoscia». In Iraq, Emergency è presente con due ospedali, dove lavorano 750 operatori iracheni, e con progetti sociali. Al momento non sono presenti nel paese volontari italiani.

Vicine a Simona e Simona, in quanto come loro condividono un'idea di societa e di impegno. Ecco perchè quel rapimento è incomprensibile e pericoloso: i volontari di Emergency, riuniti ad Orvieto al terzo incontro nazionale, mandano un pensiero alle due volontarie italiane rapite in Iraq ed ai due collaboratori iracheni. Non nascondono la loro paura ma riaffermano i principi della solidarietà. «Solo a pensarci dice Pia, quarantacinquenne della provincia di Pistoia mi viene la pelle d oca. Come si puo pensare che un'operazione umanitaria possa andare incontro ad un esperienza così? E c'è paura per tutti i volontari, per Emergency che è lì. La nostra paura è per loro le ragazze rapite ma è per tutti. Potrei esserci io in quella situazione».  

Che sentimento procura il rapimento? «Un sentimento di vicinanza, le sento vicine perchè le scelte di vita sono comuni». E insieme alla tristezza, per Pia, c'è anche la speranza: «chissà forse sbaglio sottolinea ma mi piace pensare che anche da sequestrate riescano a fare il loro mestiere». «E una vicenda sostiene Anna, quarantenne milanese che stiamo vivendo malissimo. È un segnale molto brutto. È come se si fossero rotte delle regole, stiamo sconfinando in qualcosa che non ha razionalità, ed è molto pericoloso».

Per Massimo, 33 anni, proveniente da Bergamo, il rapimento comporta in se il pericolo che le popolazioni rimangano sole: «è un atto inquietante ed incomprensibile. Purtroppo, la paura che ha alimentato nelle organizzazioni può portare alcune ad andar via ed a soffrirne sarebbe proprio la gente in difficoltà».

Una vicinanza profonda alle due Simone è espressa da Serena, 25 anni, di Orvieto. «Condivido in pieno le scelte delle due ragazze afferma Ma nonostante la violenza dell'azione bisogna andare avanti, continuare nei principi della solidarietà. I volontari devono restare in Iraq proprio per sostenere chi ha bisogno».

Pubblicato il: 25/09/2004

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