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Chiesti 24 anni per Sabatini

Nell'udienza del pomeriggio di ieri il pubblico ministero Anna Maria Grimaldi ha riconosciuto all'operaio di San Venanzo, che nel dicembre del 2002 uccise la moglie Mara Cicala massacrandola con 35 coltellate sotto gli occhi della figlioletta, la seminfermità di mente, oltre alle aggravanti dell'uxoricidio e dell'aver agito con crudeltà

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di Stefania Tomba

ORVIETO - Omicidio Casa Perazza, il pm chiede 24 anni per Silvano Sabatini. Nell'udienza del pomeriggio di ieri il pubblico ministero Anna Maria Grimaldi ha riconosciuto all'operaio di San Venanzo, che nel dicembre del 2002 uccise la moglie Mara Cicala massacrandola con 35 coltellate sotto gli occhi della figlioletta, la seminfermità di mente, oltre alle aggravanti dell'uxoricidio e dell'aver agito con crudeltà.

Pesante l'atmosfera dell'udienza di ieri. E i giudici hanno tentato di evitare che le parti si incontrassero prima dell'inizio del dibattimento. Il primo ad essere accompagnato in aula è stato l'ormai trentaquattrenne Silvano Sabatini mentre i familiari di Mara Cicala, allontanati al suo ingresso, sono entrati nell'aula solo successivamente. A quel punto il pubblico ministero ha aperto l'udienza che si è svolta rigorosamente a porte chiuse. Al gup del tribunale di Orvieto, Silverio Tafuro, il difensore di parte civile Manlio Morcella ha fatto pervenire la richiesta di disconoscimento della seminfermità mentale di Sabatini. Le perizie non dimostrerebbero in maniera evidente e inequivocabile - questo il suo parere -  il vizio parziale di mente. Impossibile, sempre stando alle parti civili (tali si sono costituiti i genitori e la sorella della vittima), anche il riconoscimento delle attenuanti generiche, in ragione della condotta processuale tenuta dall'imputato. Sabatini, infatti, non ha a tutt'oggi ammesso il fatto, né risarcito in alcun modo la famiglia della moglie. L'udienza di ieri si è conclusa proprio con l'intervento dell'avvocato Morcella. La difesa ha parlato con i giornalisti alla conclusione della fase dibattimentale. Le richieste del pubblico ministero sarebbero eccessive secondo il difensore di Sabatini, l'avvocato Carlo Bizzarri. Ovvero, l'accusa non avrebbe riconosciuto al suo assistito né le attenuanti generiche né il vizio di mente testimoniato da tre perizie secondo le quali l'uomo sarebbe affetto da schizofrenia paranoide. L'arringa dell'avvocato Bizzarri, con la quale tenterà di ottenere il massimo dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato e dalle condizioni mentali del proprio cliente, è fissata nell'udienza di martedì 28 settembre. Per quel giorno è attesa anche la sentenza, che segnerà la fine processuale di una vicenda straziante giunta così al suo epilogo giudiziario.

I fatti risalgono a una tranquilla domenica mattina del 15 dicembre 2002 che appena 10 minuti di inaudita furia omicida trasformarono in una delle giornate più tragiche che il territorio orvietano abbia mai conosciuto. Mara Cicala, 32 anni, impiegata della ditta EdilsanitariCarloni, e suo marito Silvano Sabatini di 32 anni dipendente dell'Itelco, insieme alla loro figlioletta si recano a colazione dai genitori di lei. Appena rientrati in casa dalla colazione, intorno alle 11,30, Mara si reca in bagno. Quando la giovane esce si trova di fronte il marito con un coltello in mano. Qui Mara viene raggiunta dalle prime due coltellate all'addome. La donna corre verso la porta di casa. Durante la fuga Mara viene colpita altre volte alla schiena. Giunta in salone la giovane si volta verso il marito cercando di farlo desistere. Alla fine si conteranno ben 35 coltellate. Alla scena assiste, in lacrime, la piccolina di appena 3 anni. A questo punto Sabatini esce di casa e corre verso l'abitazione dei genitori di Mara,  raggiunge il tetto e si getta nel vuoto tentando il suicidio. Ora dopo due anni e tre perizie psichiatriche il prossimo 28 settembre arriverà il giorno della verità per Sabatini e per i familiari della vittima. 

Pubblicato il: 16/09/2004

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