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Il vecchietto dove lo metto?

di Dante Freddi
Si parla in città della destinazione dei vari immobili che compongono la caserma Piave. Sta riprendendo un timido dibattito sulle sorti del centro storico. Sarebbe il momento di concepire anche un progetto per il futuro di quel 25% della popolazione che è anziano. Qualche idea per ragionare

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 di Dante Freddi

Il vecchietto dove lo metto?

La domanda coinvolge tutto il Paese ed il nostro territorio in forme particolarmente sostenute. La risposta è spesso difficile e inadeguata.

Il 25% degli abitanti dell'Orvietano è nella terza età, ha oltre sessantacinque anni, ma sembra che il problema complesso dell'assistenza sia affidato totalmente ai privati, alle case di riposo che crescono spontaneamente spinte dal"mercato", in carenza assoluta di iniziativa pubblica, di una strategia, o almeno di una tattica per fronteggiare la novità"esplosiva" dei nostri giorni: l'invecchimento.

Gran parte delle soluzioni sono per ora nella volontà di Dio, che i nostri anziani ce li conservi in salute.

Le disgrazie economiche dei paesi dell'Est hanno fornito invece le badanti, che contribuiscono in modo importante ad alleviare a molti il peso della vecchiezza.

Ma qualcosa dovremo pur fare anche noi.  
Nella fase di progettazione della Orvieto del futuro, in cui è coinvolta tutta la città e tutti i suoi consistenti beni immobiliari, lo spazio per accogliere"il vecchietto" è difficile a trovarsi, è sempre in un"altro posto".

Non manca la buona volontà, manca l'azione, quella che è mossa dal coraggio delle scelte.  C'è una consapevolezza tiepida e non vissuta del problema.

Appena qualche anno fa, c'era da destinare a nuovo uso il vecchio ospedale Santa Maria della Stella e fu deciso che lì dovesse essere l'Università, o comunque un luogo di studi.

Anziani che"razzolavano" proprio in Piazza Duomo, in bellavista, non era il caso.

Ora c'è da progettare il destino dell'ex caserma Piave, siamo in una fase decisiva, il dibattito è lento da avviare, ma in Consiglio comunale si disserta sulla destinazione nella ex palazzina comando a museo dei costumi del Corteo storico, patrimonio artigianale certo prezioso, di cui non si può dubitare, come la mamma, ma che certo nessuno ragionevolmente, credo, abbia mai pensato di collocare definitivamente in quell'immobile.  

Il Comune, per finalità che crediamo legate direttamente a servizi alla comunità, dell'intero immobile dell'ex Piave consegnato a"Risorse per Orvieto spa", tratterrà per sé l'ex  infermeria e la palazzina comando, pezzi di prestigio dell'intero complesso.

E quindi un posto per l'anziano sembrerebbe riapparire. 

Addirittura, nel documento approvato dal Consiglio comunale nel settembre dello scorso anno, a proposito di anziani e caserma Piave, si afferma di localizzare in quel luogo finalmente riconsegnato alla città"un"diurno" per gli anziani autosufficienti, una sede da adibire ad"appartamento protetto" sempre per le categorie socialmente più deboli e un centro di riabilitazione per post-acuti".

Ma qualche riga sotto si conclude che"non si deve pensare alla soddisfazione di queste esigenze/potenzialità esclusivamente all'interno della ex Caserma Piave. Possono esserci delle soluzioni molto più efficaci utilizzando l'istituto della permuta  con altri immobili funzionali allo scopo"

Insomma, mettiamo nel calderone dei ragionamenti e delle ipotesi anche i vecchietto, poi un posto dove piazzarlo si troverà, magari altrove, in qualche palazzo o palazzina di proprietà comunale, magari fuori porta,"sub ripa",o in campagna.

Poiché per costruire una cultura nel settore dell'assistenza alla terza e quarta età non esiste una"storia", ma soltanto la cronaca di azioni diverse e quasi sempre sperimentali, sottopongo alla discussione questo evento, avvenuto giusto domenica scorsa, 15 settembre 2004.

A Tradate è stata inaugurata una struttura protetta per anziani non autosufficienti. 90 posti letto, oltre 5 mila metri quadri distribuiti su 4 piani, 3 mila metri quadri di verde che comprendono mille metri quadrati destinati a"verde terapeutico", 12 miliardi di vecchie lire il costo complessivo dell'opera.

Novità sostanziale introdotta dall'Asl di Varese è che per la prima volta in Lombardia, per gestire un costo di tale entità la gestione della futura struttura sarà affidata all'azienda appaltatrice dei lavori, in questo caso la"Unieco" di Reggio Emilia.
Dei 12 miliardi di lire, solo 6 infatti sono a carico della Regione, mentre il restante 50 per cento è a carico della Unieco che, secondo la convenzione, gestirà la struttura per 27 anni. 

Al di là dei soggetti istituzionali, Regione o Asl o Comune, la formula potrebbe essere applicata anche fuori Padania, e probabilmente senza esborso in danaro "fresco" alcuni immobili troverebbero adeguata destinazione.

Un'idea grezza, da affinare, ma buona per ragionare del problema e per immaginare anche più vaste applicazioni.

Pubblicato il: 15/09/2004

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