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Riapre la chiesa dell 'Madonna della cava' un tempo affidata alla confraternita dei fabbri. È affidata a don Enrico Bartoccini

La chiesa riapre il 2 febbraio dopo quindici anni di chiusura

Cronaca

di Marco Sciarra

Dopo qualcosa come quindici anni di chiusura forzata, dopo i restauri alla struttura eseguiti dalla Soprintendenza ai BAAAS dell’Umbria, dopo i lavori per rinnovare l’impianto elettrico, il campanile e la sagrestia, dopo la risistemazione dei banchi, riapre al culto la chiesetta della Madonna della Cava (o di Sant’Eligio, come si chiamava nel Medioevo).

Il prossimo 2 febbraio, nella festa che le era propria, con una celebrazione presieduta dal nostro caro Don Enrico, il tempietto barocco dedicato a Maria Vergine e affidato un tempo alla Confraternita dei Fabbri, riaprirà i battenti, con una importante novità: sebbene sia sul lato sinistro di Via della Cava (ovvero nel quartiere Serancia), la chiesa è passata oramai sotto la “giurisdizione” sangiovenalese, affidata dal Vescovo al nostro parroco, che da mesi sta tirando le fila per sistemare tutto nel migliore dei modi, organizzare gli artigiani, reperire fondi, organizzare i turni delle pulizie,…

Già, perché la “resurrezione” della chiesa della Madonna della Cava ha fatto sì che tutta la via si mobilitasse, ed ha coinvolto anche associazioni culturali e di categoria, oltre a moltissimi ex-cavaroli e filo-cavaroli, che si sono prodigati offrendo chi il proprio lavoro, chi la propria disponibilità, chi delle offerte in denaro.

Sapevamo di un grande attaccamento alla Madonna della Cava (basterebbe contare la miriade di ex-voto in argento che le donne della via, aiutate dalla immancabile e infaticabile Marcella, stanno ripulendo in questi giorni), ma la risposta della gente è stata in qualche caso superiore alle nostre aspettative.

Forse, però, non basta ancora; di lavori da fare, infatti, ne restano tanti e il 2003 sarà, anche dopo la candelora, un anno di risanamenti: l’affresco e la statua della Madonna, gli intonaci, le tele, i tre altari e il baldacchino saranno infatti restaurati (speriamo entro l’estate) con il contributo della Soprintendenza per i BAAAS dell’Umbria, e sotto la direzione del neo-cavarolo Architetto Raffaele Davanzo, che ringraziamo, così come ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito, stanno contribuendo o contribuiranno al far ritornare in vita una delle chiesette orvietane più legate al culto popolare e quindi più vicina a quel senso di “orvietanità” che ci accomuna un po’ tutti.

Pubblicato il: 29/01/2003

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