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Prevenire è meglio che curare: giusto, ma dovrebbe valere anche per il sistema sanitario pubblico

Dal momento in cui abbiamo cominciato ad affrontare le vicende sanitarie, in redazione sono cominciate a giungere lettere ed e.mail che raccontano il rapporto con la sanità orvietana. Questa la storia e la proposta di una lettrice

Cronaca

"Io non so se questo che sto per dirvi è disservizio o altro ma voglio raccontarvi una banale storia simile a quelle che saranno capitate di certo almeno una volta a tutti voi.
Mia madre ha 73 anni e per una donna alla sua età la prevenzione medica consiglia di effettuare una mammografia all'anno.
Per accompagnarla in ospedale venerdì scorso ho preso un giorno di ferie. Dopo la prescrizione del medico di base e la prenotazione tramite fax dalla farmacia del mio comune, è arrivata una telefonata a casa da parte dell'ospedale di Orvieto che comunicava data e ora dell'appuntamento per l'esame: venerdì 24 gennaio ore 8.15.
Ho pensato: che efficienza! Ero stata però troppo ottimista.

La mattina di venerdì sveglia alle 7.00, perché si sa, gli adulti di una certa generazione amano la puntualità. Prima delle 8.00 eravamo già in ospedale. Il primo problema è stato quello della ricerca del reparto e del piano giusto dopo diverse indicazioni sbagliate!
Sembra poco, ma per una persona anziana che ha difficoltà nel camminare attraversare tre o quattro volte lunghi corridoi o fare le scale a piedi perché l'ascensore non funziona, costituisce già una difficoltà.

Il secondo problema invece è stato determinante: la macchina per la mammografia è rotta, quindi l'esame non si può fare. Ho pensato, potevano telefonare anche questa volta per comunicarlo. Però è anche vero che la macchina poteva essersi rotta la mattina stessa e allora è meglio non polemizzare.
A questo punto non resta che scendere al piano terra e tentare una nuova prenotazione al CUP.

Alle 8.30 la fila era già interminabile e il numeratore contava già il numero 90! Come è possibile pensavo. Poi alcune signore molto più informate di me hanno dato la spiegazione: le impiegate del CUP si sono dimenticate di azzerare e quindi la numerazione è ripartita da dove si era interrotta il giorno precedente. Nulla di male avevo il numero 15 ed erano le 8.30, sono entrata alle 9.40 dopo più di un'ora di attesa. Nuova prenotazione per venerdì 31 ma l'impiegata non sapeva che la macchina era rotta e tanto meno quando sarebbe stata aggiustata. Allora sono tornata nuovamente al reparto di radiologia per chiedere come avrei potuto informarmi per il venerdì successivo.

Sono stati tutti molto gentili, questo devo dirlo, e mi hanno detto che il tecnico era già arrivato quindi che per il prossimo venerdì non ci sarebbero stati problemi. Salvo imprevisti, ovviamente.
Come vedete è una storia banale del guasto di una macchina: possibile e imprevedibile. Ma la mia domanda è questa: se mia madre fosse stata sola, a 73 anni, cosa avrebbe potuto fare? Una tentazione c'è stata e mentre aspettavo di entrare al CUP per la prenotazione ho telefonato ad uno studio medico privato di Orvieto chiedendo se era possibile effettuare presso di loro la mammografia. Era solo una curiosità e volevo sapere quanto costava privatamente, ma certo è che la sanità pubblica scoraggia la prevenzione.

Bastano due ore in ospedale per ascoltare molte storie interessanti di gravi e ripetuti disservizi, lunghe file per le prenotazioni, programmi dei computer lenti, difficoltà ad orientarsi.
Io credo che tutto sia perfezionabile e che comunque non si può continuare ad avere una sanità così poco organizzata perché in gioco è la salute dei cittadini e quindi ogni piccola, anche irrilevante difficoltà potrebbe avere in alcuni casi effetti molto più penalizzanti che per altre questioni.

Se è vero, come in effetti tutti i medici ci raccomandano, che la prevenzione è l'unica strada possibile allora occorre fare molto di più per consentire ai cittadini, a tutti i cittadini, di avere una diagnostica più a portata di mano.
Peraltro l'ospedale di Orvieto è un esempio di tecnologia e modernità e allora evitiamo che sia travolto dalle solite e banali difficoltà che colpiscono tutta la sanità in Italia eccetto rarissime eccezioni. Perché non è possibile fare di Orvieto, in un ospedale così all'avanguardia, un polo di efficienza sanitaria, un punto di eccellenza?

Se la struttura è quanto di meglio si possa avere allora che si faccia tutto il possibile affinché sia gestita con i criteri migliori di efficienza e funzionalità e che i cittadini possano usufruire del miglior servizio. Io credo sia possibile se il problema è del personale e di una migliore capacità organizzativa.
Anche questa potrebbe essere una bella scommessa da vincere, un traguardo da raggiungere: fare di Orvieto un'eccezione di modello sanitario. Varrebbe la pena tentare!"

Pubblicato il: 28/01/2003

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