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Orvieto e l'Orvietano. I rapporti dovrebbero essere rivisti per produrre fenomeni di comune sviluppo

Il tema abbozzato è quello del rapporto tra la città della Rupe ed i paesi del comprensorio. Forse Orvieto non è più il centro assoluto del nostro universo

Cronaca

Il dibattito politico ed amministrativo nella nostra realtà è stato sempre impostato partendo dall’assunto che lo sviluppo dei paesi dell’Orvietano è collegato in modo strettamente dipendente dallo sviluppo di Orvieto. Insomma, se ad Orvieto cresce il turismo o c’è Umbria jazz o c’è l’università o quant’altro il riflesso lo còlgono anche i paesi intorno. E su questo non c’è dubbio. Ma se nei paesi dell’Orvietano è intatta la bellezza della campagna e forte la suggestione dei castelli e riconosciuta la bontà del vivere, caratteri che fanno convogliare qui tanti che sfuggono la città, vip e no, chi ne trae vantaggio è anche Orvieto, perché è Orvieto il centro dei commerci, degli affari, dei servizi.

Il rapporto tra Orvieto ed i “paesi soggetti”, come dice la voce squillante di monsignor Rosatelli quando “racconta” la processione del Corpus Domini, se è visto così, potrebbe cambiare rispetto al punto di vista a cui siamo abituati.

Potrebbe derivare da questo nuovo modo di osservare che ciascun paese ha minor bisogno di Orvieto di quanto Orvieto non ne abbia di tutti i paesi. Insomma, un paese ha la possibilità di garantirsi un proprio sviluppo economico con maggiore facilità di Orvieto e quest’ultima, senza un territorio “mantenuto” e valorizzato, sarebbe molto meno attraente e frequentata.

Il boom degli agriturismi in Italia e soprattutto in Umbria dà il segnale chiaro di uno sviluppo del turismo fondato sull’ambiente e sulla qualità del vivere.

Il proseguimento del ragionamento porta alla necessità di una riconsiderazione dei ruoli nella gestione delle sue ricchezze, delle iniziative promozionali, culturali, turistiche e nella programmazione degli eventi. Già esistono organismi, come la Comunità montana, che hanno la possibilità di coordinare un lavoro del genere. Forse non esiste ancora la mentalità né ad Orvieto né nell’Orvietano per dare gambe robuste a questa impostazione, seppure siano già attive esperienze in tal senso in settori come quello sanitario ed assistenziale.

Pubblicato il: 28/01/2003

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