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Le origini del ''culto''

Come una rosa nasce più bella e migliore di tutte le altre del rovo così può accadere che una fanciulla mostri tanti e tali segni della benevolenza del cielo da apparire diversa e superiore alle altre attorno. E come all'alba il risplendere del sole oscura quello delle minori stelle così la luminosa bellezza di lei offusca le pallide virtù delle altre. Ma l'invidia e il livore non conoscono né pietà né ingiustizia e non sanno discernere che non ha colpa la rosa della sua bellezza né ha colpa il sole della sua maestà.

Il giorno in cui la fanciulla compì il suo tredicesimo anno di età, le sue qualità lodate ed elogiate da tutti fintanto che acerbe, fiorite a un tratto in tutto il loro splendore, divennero agli occhi della gente il segno evidente della lontananza dalla grazia e dalla comunione con il Maligno. I desideri illeciti e gli impuri desideri che il suo apparire provocava negli astanti  dettero adito a infami sospetti e sordide maldicenze fino a procurare alla giovane fama di peccatrice e di corruttrice. Vittima della calunnia ella si ritrovò ben presto sola, circondata dal pubblico biasimo e dall'ostilità dei compaesani. Tale era la rabbia, la paura e lo scandalo che la sua bellezza seminava che presto le fu negata la possibilità di partecipare alla funzione domenicale per ricevere la comunione. La fanciulla fu allontanata dal paese e trovò riparo in un umile dimora nei pressi del vecchio mulino, dove si dice ricevesse frequenti visite di uomini liberi e maritati e con essi intrattenesse rapporti illeciti financo contro natura. 

Morì di li a poco in ristrettezze, in quanto, come la rosa estirpata dal rogo che ne custodiva la beltà non sa preservare il proprio valore, così ella, isolata e in preda alla necessità, si vide costretta a praticare tariffe ben inferiori al giusto.

Ben presto il suo nome venne dimenticato. Ma negli anni il ricordo della sua generosità nel donarsi e nel non rifiutare a nessuno le sue grazie, ammantarono la sua figura di rosa priva di spine di una veste di santità. E la sua memoria veniva celebrata come esempio di dedizione agli altri, e di carità che non discrimina né ad alcuno sa negarsi. E il suo nome era invocato da ladri, peccatori e improbi perché rivolgesse loro il suo sguardo condiscendente e pietoso. Il biasimo della Chiesa e la pubblica riprovazione rivolte alla sua figura condannavano come blasfemia il culto sacrilego di questa Santa Perduta, ma la caparbia devozione della quale Ella era oggetto da parte di una folta schiera di seguaci ne preservavano il ricordo e non è raro che ancora oggi chi non ha un Santo al quale votarsi né più speranza di ottenere la celeste benevolenza, invochi il Suo nome e ricerchi in essa misericordia e conforto.

Pubblicato il: 26/08/2004

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