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Corpi, luci, suoni ed odori si fondono armoniosamente. L'India al Clinica 21

Valentina Settimi e Valentina Marini, Elena Angeli sono le interpreti di 'Segni d'India', lo spettacolo prodotto dal Laboratorio teatro e movimento di Orvieto

Cronaca

Al Clinica 21 è andato in scena “Segni d’India”, spettacolo prodotto dal Laboratorio Teatro e Movimento di Orvieto. Lo show ha cercato di identificare l’India secondo l’immaginario collettivo, per poi reinterpretarla attraverso danze indiane originali, nate da un gruppo di seminari “Milon Mela”.

La scelta dell’India è stata fatta per la sua “incongruenza”, la sua polivalenza, percorrendo un itinerario tra i suoi diversi aspetti, dal grottesco al mitico. Non ci sono vere e proprie fasi nello spettacolo ma una scansione rituale, dove il movimento dei corpi si fonde armoniosamente con luci, suoni ed odori; l’estasi, tra gioioso e spirituale, quella parte che l’occidente ha perso; la morte e la rinascita, nel segno buddista ed induista.

La scelta di luoghi “incongruenti”, atipici (l’anno scorso gli interpreti hanno messo in scena al Clinica 21 uno spettacolo dal titolo “Installazioni”) viene dalla incessante ricerca di una sintesi tra “opposizione” corporea e spazio.

La musiche di Talvin Singh , che ben si associano al progetto sono curate da Emiliano Li Castro. In esse si sente molto l’elemento orientale ma è più un ricordo, un richiamo, e questo sottolinea meglio l’intento di visualizzare il rapporto/distacco che c’è tra occidente e oriente.

Gli interpreti sono Valentina Settimi e Valentina Marini, Elena Angeli.

A quest’ultima abbiamo posto alcune domande sulla sua esperienza.

È la prima volta che preparate uno spettacolo insieme?

No, lavoriamo insieme gia da dieci anni e questo gruppo è tutt’ora molto attivo. In questi dieci anni abbiamo fatto moltissimi spettacoli partendo sempre da precise tematiche di fondo, ad esempio sul Medioevo o sugli Etruschi.

Rispetto alla danza, quali sono state le tue esperienze?

Ho studiato 10 anni danza contemporanea ed ora mi sto specializzando in danza Contact, dopo aver seguito un seminario di Contact Improvvisation diretto da un maestro tedesco Dieter Heitkamp. Questo mi è servito anche per sperimentare nuove vie, cercando anche un approccio con dei disabili. Questo è un tipo di danza che si adatta molto alla loro difficile condizione psicomotoria. Una danza che arricchisce una presa di coscienza emozionale e sviluppa il controllo del proprio corpo; contribuisce pertanto alla maturazione della sfera psicoemotiva e fisica, perché è mossa dall’improvvisazione, e così consente di liberare il proprio istinto.

Progetti per il futuro?

Quello a cui sto lavorando riguarda una ricerca continua sul movimento e sulle corografie per arrivare ad un prodotto che abbia un linguaggio diverso. Ma più che interprete mi sento “mente creatrice”. In ogni caso non ho ancora obbiettivi troppo precisi, devo ancora studiare tanto, ma mi auguro di poter presto creare degli spettacoli che esprimano me stessa e le mie idee.

Pubblicato il: 24/01/2003

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