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Alla ricerca del santuario perduto

Affiorano ogni giorno sotto le mani dei giovani archeologi impegnati nel cantiere di scavi ritrovamenti di epoca etrusca e romana che incoraggiano gli studi verso l'ipotesi caldeggiata dalla professoressa Simonetta Stopponi

Cultura

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Alla ricerca del santuario perduto. Affiorano ogni giorno sotto le mani dei giovani archeologi impegnati nel cantiere di scavi di campo della fiera ritrovamenti di epoca etrusca e romana che orientano positivamente gli studi verso l'ipotesi caldeggiata dalla professoressa Stopponi.

Dal 1400 si cerca il Fanum Voltumnae, il centro della religiosità etrusca, che non è mai stato individuato. Anzi si discute ancora sulla sua possibile locazione, anche se appare assai verosimile che si trovasse nei dintorni dell'antica Volsinii, l'odierna Orvieto. Un'accurata ricognizione di superficie, ma anche e soprattutto solidi studi sulle fonti e sui reperti ci ha indirizzato verso la spianata alle pendici del masso tufaceo orvietano".

Ed è da qui, dopo 600 anni, grazie al finanziamento del Monte dei Paschi di Siena, che ripartono gli scavi del dipartimento di scienze archeologiche e storiche dell'antichità dell'università di Macerata diretti dalla professoressa Simonetta Stopponi.

A metà luglio è iniziata la campagna 2004. Il dottor Claudio Bizzarri e dottoressa Claudia Giontella - assegnisti dell'Università di Macerata - e il dottor Marco Broncoli dell'Università di Perugia a coordinare i lavori. Insieme a loro su un cantiere di quasi due ettari diviso in sei"saggi" (così si chiamano i campi di scavo) novanta giovani archeologi. Sono gli studenti dell'indirizzo archeologico dell'università di Macerata, dell'università di Tucson in Arizona e di altri atenei italiani ed americani che si dividono tra le attività di scavo - otto ore al giorno divise in due turni, sotto un sole cocente - e quelle di laboratorio.

La campagna, di otto settimane, quest'anno chiude il 3 settembre.  I risultati incoraggianti stanno premiando il sudore dell'infaticabile equipe di studiosi."Siamo di fronte ad una complessa stratificazione storica di eccezionale interesse - spiega la professoressa Stopponi - Tutti i ritrovamenti, a partire dalle tracce di edifici sacri etruschi fino ad arrivare alla chiesa romanica di San Pietro in Vetera, testimoniano una assoluta continuità di culto in questa zona dal VI secolo a.c. al XIV d.c.". Ma che si tratti del culto del dio etrusco Veltune, si scoprirà solo il giorno in cui verrà individuato - se verrà individuato -  il Fanum ricordato dallo storico Livio. Allora Orvieto potrà dirsi a ragione il centro della religiosità etrusca.

Pubblicato il: 05/08/2004

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