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È una questione di marketing. Ma anche di politica

Costituito un assessorato al turismo in mano a Carpinelli. E la Cultura curata dalla Urbani. Assessori alla prova. Per creare un sistema di eventi e di azioni che definisca la città e la promuova
di Dante Freddi

foto di copertina

di Dante Freddi

Nel 1980, o giù di lì,"il Comune nuovo", glorioso mensile orvietano, pubblicò un opuscolo scritto da Memmo Masnada, allora direttore della ormai defunta Azienda di promozione turistica e allora"guru" riconosciuto di turismo.

Si diceva, numeri alla mano, che le presenze erano basse, che il turista"mordeva e fuggiva", che il turismo religioso era numeroso ma poco fecondo e che di conseguenza era necessario ricercare un cliente danaroso, che il Palazzo dei congressi avrebbe in parte assolto a questo problema, che le strutture ricettive dovevano qualificarsi maggiormente, che la città nel suo complesso doveva prepararsi  all'accoglienza, che servivano manifestazioni importanti per"trattenere" il turista e che era essenziale allargare la"stagione".
Orvieto, allora, si confrontava con il turismo di massa soltanto da qualche decennio, dalla costruzione dell'autostrada, e quindi sembrava che quelle constatazioni così chiare potessero anche produrre soluzioni del tutto conseguenti.

Oggi i rilievi di chi tratta di turismo sono i medesimi, ma ci si accorge anche che questi sono i problemi di tutti i centri storici, centinaia, che hanno più o meno le nostre straordinarie caratteristiche.

Le soluzioni sono state individuate da tutte le città negli stessi termini(qualità dell' accoglienza, cultura, paesaggio, ambiente, enogastronomia), con maggiore o minore capacità interpretativa ed intelligenza.

E qui sta la differenza tra successo e no.

Certamente ad Orvieto può essere prodotto di più, si possono inventare anche altre manifestazioni originali, si può insomma migliorare il"prodotto" Orvieto, che pure, diciamoci la verità, è già di livello sufficientemente elevato.

Se Orvieto è vendibile, e lo è,  perché è concorrenziale con i nostri"cento" competitori e si opera per migliorare la qualità, allora l'attenzione deve essere rivolta al"marchio", alla  sua migliore definizione e conoscenza.

Che cosa è Orvieto?come è conosciuta?che segni la caratterizzano? come sono percepiti dal pubblico? come promuoverla?
Non c'è spazio per la confusione, perché offusca il marchio. Tutte le azioni sono utili se coerenti con l'insieme e qualsiasi operazione, anche importante, che allontana dalla percezione corretta del marchio è negativa. Dobbiamo definire quindi con chiarezza e coerenza i contenuti, la"personalità" della città e del territorio, controllare che si distingua il più possibile dai competitori nella collocazione sul mercato e che sia quindi ben riconoscibile.
Contestualmente bisogna individuare le forme migliori di promozione.
È necessario trattare l'argomento con scientificità e"piantarla" con proposte generiche, con spese  incoerenti, con chiacchiere "a veglia" che vogliono assumere la dignità di proposte, perché tutti possono dire qualcosa, perché il buonsenso è patrimonio di tanti, ma è anche troppo poco per gestire processi complessi, che richiedono tempo, che hanno bisogno di prospettiva e metodo.

Il mio modesto"bignami" di marketing applicato al turismo vuole arrivare ad una conclusione: ci sono in giro tante idee buone ed inserirle in un sistema in grado di elaborarle per trasformarle in pensieri sarebbe un'attività di cui istituzioni, partiti, associazioni e comunicatori dovrebbero farsi carico. Sarebbe democrazia partecipata e viva, sarebbe politica nobile.

La presenza di un assessore specifico della levatura di Carlo Carpinelli e di un assessore agli eventi come la dottoressa Teresa Urbani, di cui si  dice un gran bene, sono garanzia che la nuova Amministrazione ritiene prioritario l'argomento. Ci auguriamo che venga individuato un metodo che omogeneizzi le competenze amministrative che concernono il tema, dagli eventi ai lavori pubblici, alla comunicazione, affinché tutte le risorse investite tendano a costruire un'unica immagine ed alla diffusione di un marchio condiviso e riconoscibile.

 

Pubblicato il: 03/08/2004

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