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Santi, la galleria del Moro e la partecipazione

Note a margine di un intervento del presidente della Confcommercio. Occasione per allargare il ragionamento al bisogno di confronto che emerge dalla città

di Dante Freddi

Il comunicato prodotto dalla Confcommercio, che pubblichiamo interamente, è emblematico della voglia di esserci ma anche della mancanza di metodo, di un modo di ragionare, di un"metodo del pensiero".

Tanta buona volontà, qualche idea, molta confusione.

Non voglio biasimare il presidente Santi, apprezzabilissimo, ma se la sua intelligenza non trova altre intelligenze con cui confrontarsi diventa difficile produrre azioni utili, canalizzate al fare.

Nello specifico ne esce, ad esempio, che la proposta della galleria del Palazzo dei Sette è una vecchia idea degli anni Settanta, da cui scaturì addirittura in progetto commissionato agli ingegneri Leccese, Caivano,  Forbicioni dalla Cassa di Risparmio nel 1972 e che fu denominato Galleria del Moro. Un'idea buona allora, quando non c'era ad Orvieto alcun luogo di ritrovo, né sale pubbliche né bar dove sedersi, ma inutile oggi, al di là del fascino che può evocare il conticelliano 'agorà, funzionale soprattutto a smantellare il discutibile progetto comunale di affittare alla Libreria dei Sette il piano terra del Palazzo dei Sette.

Mi scuso con il presidente Santi se l'ho coinvolto come emblematico di un un ragionamento più generale, ma l'esempio della sua esuberanza  è decisamente rappresentativo di quanta energia ci sia in città, senza che a questa corrispondano opportunità di confronto che consentano di canalizzarla  positivamente.

IL comunicato di Santi, presidente della Confcommercio.

"Tra le molteplici ragioni che hanno portato al decremento commerciale della città di Orvieto, ragioni per altro inconfutabili, come i prezzi delle case troppo alti  o la mancanza di spazi commerciali e di parcheggi, c'è anche un calo di interesse dato dal centro storico nei confronti della sua periferia. Risultato questo, reso evidente da un'emorragia continua di persone e attività alle quali vanno ad aggiungersi anche una serie di altri fattori, come l'età dei residenti, le case vuote sulla rupe e non ultima, appunto, una perdita d'immagine. Aspetto anche questo confermato da un progressivo sfaldamento della nostra stessa società, con la conseguente perdita di relazioni, rapporti ed abitudini. Quindi non riuscendo ad arrestare questa dinamica, tanto meno ad invertire le regole del giuoco, non rimane che trovare un equilibrio attraverso un interesse dato dall'ambiente, capace di ristabilire un rapporto nuovo con tutta la città. La scelta potrebbe sembrare semplicistica ma le continue analogie tra commercio e qualità ambientali ci inducono ad avviare un piano di recupero, una riqualificazione però che non tenga conto soltanto del degrado, ma che si preoccupi invece dell'utilizzo di tutte quelle strutture senza un ruolo che non hanno mai avuto nessun tipo di sviluppo programmato e che non ottemperano ai bisogni e alle esigenze della gente. Dunque un tipo di intervento molto mirato, capace però di cambiar volto alla città e riabituare la gente a ritornare sulla rupe. A tale scopo, l'Associazione propone la riqualificazione della Galleria dei Sette,  che al momento è utilizzata per pochi giorni all'anno mentre con un intervento serio, potrebbe diventare il fulcro naturale di tutta la città, soprattutto nei mesi freddi dell'inverno quando il clima costringe a non uscire. Quindi abbattendo l'ultimo diaframma che separa Corso Cavour da Piazza del Popolo, si otterrà un percorso unico capace di dar vita ad una vera e propria galleria, mentre con una sapiente ricucitura delle vie adiacenti, di Via del Popolo e di Via della Costituente, si potrà arrivare ad una integrazione dell'ambiente da ridisegnare l'intero centro di città. Via del Popolo potrebbe allora prevedere una copertura in policarbonato  e collegarsi alla galleria attraverso alcune vie d'accesso mentre Via della  Costituente potrebbe dare con l'illuminazione più risalto alle vetrine sulla strada, diventate nel frattempo altrettante porte e vie di accesso. Le luci, con gli arredi e la pavimentazione contribuiranno a caratterizzare tutto il complesso, mentre al suo interno, cedendo alcuni spazi ad un uso commerciale, si potranno privilegiare molte altre funzioni: da quello espositivo/informativo a quello culturale, a quello dei servizi ma soprattutto sarà una grande valorizzazione dell'ambiente con una notevole dilatazione degli spazi ed un grande recupero d'immagine, naturalmente con benefici effetti sul commercio e la città. Progetto questo che potrebbe trovare inserimento in una legge che rientra nei programmi di quartiere previsti dalla legge regionale n. 13/97."

 

 

 

                 

 

 

Pubblicato il: 26/07/2004

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