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Un po' della 'Piave' agli anziani. Per vivere nella città. La parte più grande che sia pure un albergo

Un centro diurno darebbe la possibilità ad anziani bisognosi di assistenza di vivere tra la gente. Sarebbe un gran segno di civiltà

Cronaca

di Dante Freddi

Il chiacchiericcio è spesso utile per interpretare la reazione della gente e pilotare con maggiore sapienza le scelte.

All’inizio dell’anno è stata lanciata la notizia che Cimicchi avrebbe avuto incontri “segreti” per verificare la disponibilità di grandi gruppi ad acquistare la ex caserma Piave per farne un albergo.

La chiacchiera di bocca in bocca si è arricchita di particolari, ha perso il condizionale, è diventata realtà, ed ora la ex caserma sarà un albergo. I più attenti sanno anche che nella zona adiacente al carcere, invece, saranno collocati uffici comunali, per risparmiare sugli affitti.

Per la verità non ci sono reazioni contrarie particolarmente virulente e la scelta potrebbe anche essere accettata dagli Orvietani con facilità. D'altra parte è cosa sensata.

Ma il “casermone” è grande ed è possibile ipotizzare che, con la vendita dell’immobile da parte del Comune di Orvieto si possano ricavare risorse per ristrutturarne una parte ad altro uso. Ad altro rispetto anche agli uffici comunali.

Sarebbe utile guardare la questione dal punto di vista del cittadino, che prima di ogni altro dovrebbe poter fruire direttamente delle ricchezze della sua città.

Ad Orvieto ci sono 5.600 persone che hanno compiuto 65 anni.

Alcuni di questi diventeranno vecchi, un bel po’ date le aspettative di vita.

Di questi una parte avrà bisogno di assistenza, in case di riposo e centri diurni.

Ebbene, quella parte di “casermone” che rimarrà sarebbe davvero un gran bel centro diurno per assistere gli anziani soli durante il giorno. Lì c’è la Confaloniera e i giardinetti e l’”Albornoz”, lì c’è la vita di ogni giorno, la vita di tutti.

Qualcuno sostiene che non sono compatibili albergo ed anziani.
Io penso invece che sarebbe un gran segno di civiltà mostrare di saper valorizzare l’anziano e di coccolarlo e volerlo all’interno della città, anziché ghettizzarlo in qualche zona esterna, ben nascosto, perché malato di vecchiaia.

Se perdiamo anche questa occasione, perdiamo tutti.

Pubblicato il: 24/01/2003

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