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Campi devastati dai cinghiali

A lanciare l'allarme l'Unione agricoltori di Orvieto presso la quale una estesa percentuale di associati ha denunciato in questi giorni di aver riportato danni nei propri campi o nei vigneti

Economia

di Simona Coccimiglio

Cinghiali, piccioni, cornacchie ma anche nutrie e persino cervi e caprioli.

Questi gli animali che con la loro voracità stanno flagellando le coltivazioni del comprensorio orvietano.

A lanciare l'allarme l'Unione agricoltori di Orvieto presso la quale una estesa percentuale di associati ha denunciato in questi giorni di aver riportato danni nei propri campi o nei vigneti.

Allerona, Montegabbione e Baschi le zone più colpite.

"La Confagricoltura si mostra estremamente preoccupata per l'aumento della presenza di selvaggina, in particolar modo di cinghiali nelle campagne dell'Orvietano.

Avvicinandosi il periodo della raccolta delle uve - afferma il presidente dell'associazione Luigi Barberani - e di altri prodotti agricoli, si prospettano situazioni gravissime, che potrebbero pregiudicare la stagione a venire".

Le più colpite sono le coltivazioni estensive, come i campi non seminativi, come cereali e mais, ma il danno maggiore è nei vigneti, una coltivazione intensiva e dunque ad alto reddito.

E i più voraci, in ogni caso, rimangono i cinghiali, seguiti da piccioni, corvi e cornacchie che distruggono i campi di girasoli.

"Si tratta di un problema serio - continua Barberani-. Auspichiamo al più presto l'intervento delle autorità competenti per risolvere, o quanto meno ridurre, i danni previsti.

Si ritiene opportuno sottolineare che il risarcimento danni, in ogni caso sempre sottostimato, non è assolutamente da considerare come rimedio al problema, in quanto un compenso monetario non può sostituire la produzione.

I produttori infatti hanno l'esigenza di soddisfare la domanda di mercato, per garantirsi quanto meno il mantenimento della clientela acquisita".

Autorizzare i proprietari a cacciare gli animali all'interno dalle proprie aziende. Questa la ricetta di Confagricoltura "per ridurre ragionevolmente il numero della selvaggina e di proteggere i raccolti. Ed è da precisare - sottolinea il presidente - che si tratterebbe di un prelievo di carattere diverso dall'attività venatoria. Il problema risulta particolarmente grave anche sotto il profilo dell'ordine pubblico. È nota infatti - conclude Barberani - la pericolosità che ormai questi animali hanno per l'incolumità delle persone che vivono e lavorano nelle campagne".

Pubblicato il: 23/07/2004

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