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I socialisti orvietani sui grandi temi dell'attualità politica

Dalle riforme istituzionali alla pace, dall'indulto alla all'articolo 18 al rapporto con gli altri partiti della sinistra

Cronaca

Queste le posizioni della Segreteria Sdi di Orvieto sui temi che animano il dibattito politico

La riforma delle istituzioni
I socialisti hanno da diversi decenni sostenuto la necessità di una "grande riforma" delle istituzioni. Oggi emerge come ipotesi più probabile di convergenza tra maggioranza e opposizione il cosiddetto "premierato". Pur non essendo questa la nostra posizione principale, noi la riteniamo comunque un buon terreno di partenza perché, come ha ricordato il Presidente Ciampi, sul piano del metodo è essenziale raggiungere un larghissimo accordo in Parlamento. Nel merito, riteniamo che finora si sia discusso troppo sui poteri da affidare al nuovo premier e assai poco sui "contrappesi" capaci di evitare i pericoli di una deriva plebiscitaria. Contrasteremo qualsiasi tentativo di realizzare la riforma a colpi di maggioranza, ma respingiamo anche le posizioni massimaliste del non dialogo perché regalano a Berlusconi la scusa per fare una riforma a sua misura.

Il dibattito nella sinistra
A tutto il dibattito che sta avvenendo nell'Ulivo e nei Ds siamo interessati di diritto e di fatto perché facciamo parte tanto dell'Ulivo che della sinistra e perché ci poniamo la meta ambiziosa di creare l'unità dei riformisti e dei riformismi italiani. Noi non ci meravigliamo affatto che Cofferati propagandi con efficacia le sue idee e che, essendo minoranza nel suo partito, come tutte le minoranze si proponga di cambiare i gruppi dirigenti. Quello che invece ci preoccupa è che l'Ulivo e non solo i Ds inseguano costantemente le posizioni che Cofferati va enunciando, per il timore di incrinare una unità che non c'è e che però così non ci sarà mai e comunque non sarà mai vincente. Dunque il problema vero non è di demonizzare chi dissente ma di centrare la linea dell'Ulivo su una posizione riformista che lo renda credibile come alternativa di governo.

La pace nella sicurezza
I socialisti sono stati sempre e continuano ad essere forti sostenitori della pace nella sicurezza. Dopo la tragedia dell'11 settembre la lotta al terrorismo non è un'esclusiva missione americana, ma un compito di cui si deve fare carico l'intera comunità internazionale, a iniziare dalle Nazioni Unite. Per questo non accettiamo la "dottrina Bush" della guerra unilaterale e preventiva. In generale naturalmente respingiamo la guerra "come strumento di risoluzione delle controversie internazionali", ma non possiamo accettare il pacifismo radicale perché segnato da un antiamericanismo ricorrente, strumentale e preconcetto, e perché non dice mai nulla contro i fanatismi e i dittatori sparsi in ogni parte del mondo. Dunque no alla guerra di Bush e dei falchi americani senza un pronunciamento dell'ONU, ma anche no al terrorismo, al fondamentalismo e ai dittatori alla Saddam Hussein. La nostra speranza è che vi sia ancora la possibilità di evitare la guerra.

La Commissione su Tangentopoli
Siamo stati noi socialisti per primi a sollecitare nel 1998 la costituzione di un'apposita Commissione d'inchiesta su Tangentopoli. Non ci animava e non ci anima alcuno "spirito di vendetta". Da tempo abbiamo riconosciuto che le inchieste non nacquero da un "oscuro complotto", ma dal fatto che il sistema di finanziamento illegale della politica e dei partiti aveva provocato gravissime degenerazioni negli apparati dello Stato e nel mondo dell'economia e della finanza. Però non si può dimenticare che un clima persecutorio ed evidenti strumentalizzazioni politiche facilitarono la distruzione dei partiti democratici allora al governo. Sulla crisi del sistema politico il Parlamento deve indagare con lo scopo esplicito di accertare la verità, chiudere un capitolo della storia d'Italia, spazzare veleni ancora in circolazione e aprire le condizioni per ritornare alla normalità. Sono dunque a noi estranee le tentazioni che affiorano nella maggioranza di usare la Commissione d'inchiesta per rifare i processi e imbastire un attacco generalizzato nei confronti della magistratura.

Indulto, "indultino" e amnistia
Nel Paese non vi è un'opinione pubblica particolarmente favorevole a misure di clemenza, poiché è ancora fortemente sentita - e non a torto - l'esigenza di tutelare l'ordine pubblico contro la micro e la macro criminalità. Per questo noi avversiamo misure di carattere generale come l'indulto, mentre continuiamo a sostenere la proposta di "indultino" che noi stessi abbiamo avanzato con la proposta di legge Buemi- Pisapia: la riduzione condizionata della pena, a differenza dall'indulto, introduce una serie di misure che sono rivolte proprio a garantire la sicurezza dei cittadini. Sappiamo che assieme all'"indultino" si potrebbe studiare la possibilità di un'amnistia. Essa però, secondo noi, dovrebbe riguardare solo i reati che difficilmente possono essere ripetuti dagli stessi attori. Sarebbe comunque auspicabile che questo processo venga accompagnato da alcune misure di grazia, a cominciare da quella per Adriano Sofri.

Il referendum per l'estensione dell'articolo 18
Siamo nettamente contrari al referendum per l'estensione dell'articolo 18 proposto da Rifondazione Comunista. Noi siamo per il rinnovamento delle attuali tutele, andando incontro alle profonde modifiche avvenute nel mondo del lavoro. A suo tempo ci siamo schierati con la CGIL contro il tentativo di una completa deregolamentazione della materia, ma non abbiamo mai considerato l'articolo 18 come un diritto da estendere a tutto il mondo del lavoro, perché questo irrigidirebbe il mercato e danneggerebbe i livelli di occupazione. Il referendum guarda all'indietro, mentre per noi bisogna uscire dalla difensiva con una proposta riformista coraggiosa e innovativa. Con Marco Biagi pensiamo che si debba creare un nuovo sistema di sicurezza sociale e, di conseguenza, un nuovo meccanismo di ammortizzatori, questi sì rivolti alla generalità dei lavori e dei lavoratori. Riteniamo ambiguo e pasticciato il tentativo di Fassino e Cofferati di prendere tempo con una proposta di legge che necessariamente deve andare nella direzione del quesito referendario e che comunque non sarà mai votata dal centrodestra, che ha tutto l'interesse alla celebrazione del referendum. Semmai a sinistra sarebbe ora di riflettere sui regali che il massimalismo fa continuamente a Berlusconi e alla destra populista. Al referendum semplicemente bisogna dire no. E lavorare per una proposta unitaria dell'Ulivo che tuteli tutti come nelle migliori democrazie. Per questo è essenziale il ruolo del sindacato e dell'unità sindacale ed è perciò errata la decisione della CGIL di proclamare unilateralmente lo sciopero generale dell'industria. Il radicalismo produce inevitabilmente conservazione. E si deve sapere che i vantaggi politici, peraltro momentanei, di qualcuno, producono danni a tutti.



Pubblicato il: 22/01/2003

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