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La qualità, mattone dopo mattone

Dodici fornaci, più di 100 operai impiegati, 200 mila metri quadrati di mattoni l'anno, che corrispondono a 5-6 milioni di manufatto. La produzione del mattone fatto a mano, settore trainante dell'economia per il secondo comune dell'Orvietano, punta alla Dop

Economia

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di Stefania Tomba

Dodici fornaci, più di 100 operai impiegati, 200 mila metri quadrati di mattoni l'anno, che corrispondono a 5-6 milioni di manufatto. Per un fatturato complessivo di circa 5 milioni di euro all'anno. Questi i numeri che fanno della produzione del mattone fatto a mano il settore, in assoluto, trainante dell'economia per il secondo comune dell'Orvietano. Secondo anche per ricchezza pro capite. Il dato emerge dall'Istat, che conferma anche un basso tasso di disoccupazione sul mercato del lavoro locale. Sono più di cento gli operai che prestano la manodopera nelle fornaci. Ma oltre ai lavoratori diretti c'è l'indotto, ovvero quella fetta di lavoratori (padroncini o micro imprese di istallazione) che ne curano il trasporto, la posa in opera e i diversi trattamenti riservati alla produzione.

È per incrementare e difendere questo trend  - spiega Luigi Bernasconi, presidente del consorzio, che unisce 4 delle 12 fornaci, Cotto tipico umbro" di Castel Viscardo - che abbiamo avviato, in collaborazione con il locale comune e l'Assindustria di Terni, il progetto per il conseguimento del marchio tipico per il cotto fatto a mano. E il marchio dop per l'argilla di Castel Viscardo".

Il conseguimento del marchio sarà il primo e fondamentale passo verso una oculata operazione di marketing, studiata e mirata alla tutela, garanzia e promozione della qualità del prodotto.

Ci dobbiamo mettere al riparo dal rischio di veder venduta come produzione locale quella importata dall'estero - continua Bernasconi -  e non possiamo permetterci che si crei confusione tra il cotto artigianale e quello industriale".

Insomma, il minimo comun denominatore della produzione locale deve restare la qualità. Che caratterizza, così, non solo il settore agroalimentare della zona, ma anche quello artigianale. Questa la chiave per assicurare e mantenere il target medio-alto della domanda, cui il mattone fatto a mano è naturalmente vocato.

La piazza del mattone fatto a mano è italiana ed estera, pubblica e privata. Non subisce flessioni la domanda da un anno all'altro - anche a fronte della crisi. Aiutano infatti il mercato, gli incentivi statali alle ristrutturazioni private ma anche il boom che in questi ultimi anni hanno fatto registrare gli agriturismi nel centro Italia e non solo. L'altra grossa fetta di mercato è rappresentata dalle opere di restauro delle sopraintendenze artistiche italiane ed estere. Settore al quale si tenta di arrivare sempre di più, anche attraverso le riviste specializzate ed internet.

Ma il più delle volte sono i clienti a portare altri clienti" - conferma Bernasconi. Che conclude"Il consorzio attualmente ha esaurito il ruolo per il quale era sorto. E ora si sta sciogliendo, in attesa di uno nuovo che unisca tutte le fornaci. Forte, stavolta, di uno strumento in più, per la tutela e la promozione del prodotto: il marchio di tipicità che contiamo di conseguire entro l'anno". 

Pubblicato il: 03/07/2004

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