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Paola Melone: mio marito, un servitore della patria dimenticato dallo Stato

"C'è stato un momento, pochi giorni fa, in cui ho perso la speranza di vincere la battaglia che in punto di morte Stefano mi ha chiesto di portare avanti. In nome dei nostri figli, perché potessero continuare a studiare e per tutti i militari che sono stati dimenticati dallo Stato"(nella foto Paola Melone)

Cronaca

foto di copertina

di Simona Coccimiglio

C'è stato un momento, pochi giorni fa, in cui ho perso la speranza di vincere la battaglia che in punto di morte Stefano mi ha chiesto di portare avanti.

In nome dei nostri figli perché potessero continuare a studiare e per tutti i militari che sono stati dimenticati dallo Stato".

Non riesce a trattenere le lacrime Paola Melone, la vedova del sottufficiale elicotterista, morto tre anni fa per un tumore contratto durante le tante missioni all'estero, che si è vista riconoscere insieme a i suoi due figli un risarcimento pari a 500 mila euro da parte del ministero della Difesa.

"Nessuna cifra al mondo potrà mai restituire a Silvia e David il proprio padre, ma riuscirà almeno a rendere meno difficile il loro futuro, segnato così precocemente dal dolore e dalla sofferenza.

Qualcuno già mi chiede che cosa farò di questi soldi.

Non sono quelli che mi interessano.

A rendere felici me e i miei due figli è il trionfo della giustizia in cui ho sempre creduto in questi anni di battaglia contro l'indifferenza e il menefreghismo di chi ha messo nel dimenticatoio mio marito.

Un servitore della patria per anni dimenticato dallo Stato".

Una vita dura quella della famiglia Melone.

Paola, Silvia e David.

Attendono ancora la pensione privilegiata che, attraverso la commissione medica ospedaliera militare di Perugia, il ministero della Difesa aveva riconosciuto al maresciallo Melone come causa di servizio.

"Spuntava sempre un cavillo burocratico, mancava sempre un documento che ne sbloccasse la concessione - continua la vedova Melone -.

Finora abbiamo vissuto con un anticipo provvisorio di 1300 euro mensili, l'unico sostentamento.

Nel frattempo ci siamo dovuti sobbarcare i costi per il funerale di Stato, circa quindici milioni di vecchie lire che nessuno, come invece prassi vorrebbe, ci ha mai rimborsato.

Per lo Stato Stefano era un numero, non era una persona.

Non no voluto i soldi per speculare sulla morte di mio marito , ho solo chiesto quello che gli spetta per il sacrificio che c'è stato.

Lui sapeva che non ce l'avrebbe fatta ma voleva un solido futuro per i suoi figli per cui ha combattuto fino alla fine".

Si conosceranno solo nei prossimi giorni le motivazioni per cui il tribunale civile di Roma ha stabilito che il ministero della Difesa paghi un risarcimento di oltre 500 mila euro.

"Abbiamo fornito al tribunale - dichiara l'avvocato Francesco Venturi, che ha rappresentato prima il militare e poi la vedova nel procedimento - una consistente mole di documentazione medica, tra cui anche l'attestazione di una commissione medico ospedaliera legale dello stesso esercito che evidenziava la diretta dipendenza della malattia dal servizio".

"Mio marito - conclude Paola Melone - ha dimostrato una dignità ed un coraggio senza eguali, soprattutto nella malattia. Io e i miei figli siamo stati abbandonati da tutti, anche da quelli che in queste ore, dopo tanto tempo, sono tornati a farsi sentire.

Da quelli che avrebbero potuto fare qualcosa e non hanno fatto nulla perché la vicenda di Stefano non cadesse nell'oblio".

Pubblicato il: 23/06/2004

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