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Stefano Melone ha vinto la sua battaglia

Il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire un miliardo delle vecchie lire alla famiglia del sottufficiale elicotterista dei "Cavalieri dell'Aria" di Viterbo

Cronaca

foto di copertina

di Simona Coccimiglio

Uranio impoverito, Stefano Melone ha vinto la sua battaglia.

Il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire un miliardo delle vecchie lire alla famiglia del sottufficiale elicotterista dei "Cavalieri dell'Aria" di Viterbo.

Stroncato a soli 40 anni da un raro tumore contratto in una delle tante missioni all'estero di cui è stato protagonista.

Cinquecentomila euro che, se non servono a placare il dolore di Paola Melone e dei suoi due figli per la perdita del marito e del padre, li ricompensano per le conseguenze subite ogni giorno nel portare il fardello dell'indifferenza e della scarsa memoria.

"Si tratta di una vittoria importante, senza precedenti - afferma Francesco Venturi, legale, insieme a Valeriano Venturi della famiglia Melone - che, unico caso in Italia, apre la strada a tutti quei militari che sono tornati affetti da malattie dalle missioni militari all'estero.

Siamo in attesa di leggere la motivazione della sentenza emessa oggi ( ieri ndr ) dal tribunale civile di Roma per sapere se si tratti del risarcimento del danno biologico o materiale.

Qualunque sia il titolo esecutivo della sentenza è importante sottolineare che il tribunale ha individuato un nesso tra la malattia riportata da Stefano Melone e le missioni militari che ha svolto all'estero".

È nel gennaio del 2001, quando tutto il mondo sembra scoprire sconcertato gli effetti cancerogeni dei proiettili all'uranio impoverito, che la storia del maresciallo elicotterista sale alla ribalta della cronache nazionali.

Anche lui, 40 anni, originario di Caserta ma orvietano d'adozione, ha partecipato a molte missioni nell'Est ed anche lui, come molti altri militari in Italia, torna a casa malato di cancro.

Una forma tumorale dovuta all'inalazione di sostanze tossiche respirate durante la manutenzione del proprio elicottero nei paesi devastati dalla guerra.

Dall'Albania alla Somalia, dal Medio Oriente al Kosovo.

Una malattia che i medici non hanno mai escluso potesse essere dovuta allo stesso uranio impoverito che gli ha comunque causato l'asportazione del pleure e la rescissione di quattro costole.

I primi sintomi nel '96, tornato da una missione in Israele. Tre anni più tardi, dopo le missioni in Bosnia, Libano e Kosovo, la diagnosi certa.

Emangioendotelioma epiteloide delle ossa, un tumore maligno di origine multicentrica.

Nel novembre 2001 le sue condizioni si aggravano ed il suo cuore cessa di battere.

"Quel giorno è cominciata la nostra battaglia - afferma con le lacrime agli occhi Paola Melone.

Una battaglia che, dal letto dell'ospedale, Stefano mi ha chiesto di portare avanti in nome dei nostri figli perché potessero continuare a studiare e per tutti i militari dimenticati dallo Stato".

Pubblicato il: 22/06/2004

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