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Stato di salute della sanità orvietana: la parola al tribunale del malato. L'intervento del procuratore Gianni Mencarelli affronta i problemi dei diversi servizi. Dalla parte del malato

Gianni Mencarelli interviene con un proprio articolo, in rappresentanza del tribunale del malato

Cronaca

opere portate a termine con tempi invidiabili, che hanno fatto accendere i riflettori sulla nostra realtà territoriale, la sanità "orvietana" ormai ammalata , stenta ad avviarsi alla convalescenza per riduzione delle cure.
Sebbene possa essere espresso un giudizio positivo per le attività svolte anche con punte d'eccellenza sul Presidio ospedaliero, che ha giocato fino ad ora un ruolo di richiamo e di attrazione per molti utenti di fuori regione, con apporto di risorse economiche importanti per il bilancio dell'Azienda, (anche se a discapito in qualche caso della disponibilità di posti di posti letto per i residenti del comprensorio), non si può essere altresì soddisfatti dell'andamento dei servizi territoriali, dove pesa la mancanza decisionale sulla riorganizzazione dei servizi per una razionale funzionalità e utilizzo delle risorse assegnate.
I punti critici
-La mancanza di una struttura di lungo-degenza e di un centro di recupero fisioterapico costringe molti concittadini a lunghe attese e/o ed un trasferimento verso centri fuori regione con grosse difficoltà.
-Anziani costretti a pesanti esborsi per pagarsi una assistenza privata, se vogliono rimanere nel proprio contesto abitativo e per molti di loro, per mancanza di disponibilità economiche e senza coperture sociali, l'unica alternativa di un ricovero presso strutture lontane, spesso inadeguate ai loro bisogni.
-Un servizio dell'emergenza -118 - che offre prestazioni a macchia di leopardo sul territorio (parte del servizio viene effettuato ancora da personale volontario).
-File interminabili agli sportelli di prenotazione dove, per mantenere aperti alcuni "feudi", a volte è presente un solo operatore, facendo pagare gli utenti oltre al ticket la perdita di intere giornate di lavoro.
-La carenza di informazione sui servizi offerti e le lungaggini burocratiche inducono i pazienti a recarsi presso strutture private o fuori regione per accertamenti e/o visite.
-Le risposte istologiche rinviate a tempi troppo lunghi, (si arriva in certi casi anche a sessanta giorni), provocano gravi conseguenze per i malati.
-La prossima apertura del servizio di terapia intensiva, di quello di risonanza magnetica, della quarta sala operatoria, della ripresa a regime dell'attività di urologia, soddisfano le aspettative degli utenti, ma aumentano le preoccupazioni per i dipendenti, in quanto non cresce in ugual misura il personale addetto, con il rischio di riflessi sulla qualità.

"La coperta è troppo corta" e in ogni caso se non si provvede ad una rivisitazione a livello regionale di tutta la spesa sanitaria, partendo dalla riorganizzazione della rete degli ospedali, salvaguardando ovviamente il diritto degli utenti ad avere le prestazioni fondamentali e qualitativamente omogenee su tutto il territorio, non si otterranno risultati positivi.

I recenti tagli alla sanità da parte del governo centrale peggioreranno la situazione, soprattutto se si fronteggia il fenomeno con provvedimenti che tagliano i servizi, con i risparmi ad ogni costo o privilegiando soluzioni apparentemente più vantaggiose come gli appalti esterni.
Il pubblico rappresenta ancora una grande risorsa che non deve andare dispersa, vanno solo chiarite le competenze di ognuno e definiti i ruoli che strutture e persone debbono svolgere, in una forma di collaborazione e non di competizione, curando maggiormente gli interessi dei clienti che, poi, siamo noi.

IL Procuratore di Cittadinanzattiva
Tribunale per i Diritti del Malato
Gianni Pietro Mencarelli

Pubblicato il: 20/01/2003

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