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Laude in urbis. Grande successo

Un vero trionfo. È quello che la Compagnia de' Colombari ha riscosso il 10 a sera nel quartiere medievale, attirando un numero di spettatori almeno doppio rispetto al previsto

di Marco Sciarra

È stato un vero trionfo quello che la Compagnia de' Colombari ha riscosso l'11 a sera nel quartiere medievale, attirando un numero di spettatori almeno doppio rispetto al previsto.
Ha affascinato la storia di due contemporanei, novelli discepoli di Emmaus, che ha dato lo spunto ad una compagnia di attori dallo spirito medievale e dai mezzi del XXI° secolo, per parlare della storia della salvezza, a partire dalla creazione per giungere al trionfo di Cristo, passando attraverso il diluvio universale, le storie di Abramo, il Natale e la discesa agli inferi.
Suggestivo lo scenario, rappresentato dalle piazze e dalle vie del quartiere di San Giovenale, oltre che dalla chiesa stessa, dove è stato ambientato il sacrificio di Isacco. Forse, nei suoi mille anni di vita, San Giovenale non aveva mai ospitato un agnello vivo, come ieri sera, ma la suggestione rappresentata dall'interpretazione del preziosissimo altare come ara sacrificale ha potuto ben giustificare la solo apparente mancanza di rispetto per il luogo sacro.
E così, tra riflettori-torce e una volutamente sguaiata compagnia di attori non tutti professionisti, tube, liuti e buccine hanno lasciato il posto a fisarmonica, ottoni e percussioni, così come il volgare è stato sostituito dall'italiano corrente e dall'inglese, tra aureole di paglia e  colombe di carta igienica, con Dio interpretato da una donna di colore e con le storie della Bibbia rese umanissime, quasi da cabaret, per avvicinare il popolo del terzo millennio, che ha la televisione per giullare.
E così, tra ritmi fusion e versetti ebraici, si è conclusa la extra-ordinaria esperienza della «Laude in Urbis», con il trionfo finale in piazza, benedetto da una pioggia di petali e dal ballo gioioso degli attori-compagni di viaggio, nell'ultimo momento di questo singolare spettacolo di meta-teatro, un po' sacra rappresentazione e un po' happening, assolutamente sconsigliato a chi non può tollerare che il vino dell'Eucarestia stia in una bordolese o a chi sostiene che lo spettacolo si sarebbe dovuto chiamare, in latino classico, «Laus in Urbe» e non «Laude in Urbis».
Notevole il parterre di vip locali, tra cui spiccava un divertito Monsignor Scanavino, che ha atteso la fine dello spettacolo per salutare la compagnia, partecipando anche al buffet allestito in piazza dal Comitato di San Giovenale, per ricordare e ribadire che quello di ieri sera era l'evento conclusivo di un ricco programma di eventi per festeggiare i mille anni della bellissima chiesa.
E il millenario, ci permettiamo di dire, non poteva avere conclusione migliore.

 

Pubblicato il: 12/06/2004

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