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12 metri per raccontare la storia di"Orvieto, città alta e strana

Un'opera simbolica che l'artista  Livio Orazio Valentini ha realizzato per la Rupe e che dal oggi chiunque farà ingresso in città potrà ammirare al centro della rotonda circolatoria di Orvieto scalo

Cultura

foto di copertina

di Simona Coccimiglio

Dodici metri per raccontare la storia di"Orvieto, città alta e strana".

Un'opera simbolica che l'artista  Livio Orazio Valentini ha realizzato per la Rupe e che dal oggi chiunque farà ingresso in città potrà ammirare al centro della rotonda circolatoria di Orvieto scalo.

L'impegno e la capacità creativa per conservare e costruire" è il tema sintetizzato dal maestro nella composizione del monumento il cui titolo mutua una definizione che il poeta fiorentino Fazio degli Uberti diede della Rupe nel '300.

L'opera, alta più di 10 metri, per il quale il maestro non ha chiesto alcun compenso personale, è una sorta di obelisco in ceramica che riassume la maestria di una tradizione artigianale millenaria.

Un tributo agli artigiani che lavorano sulla Rupe e a tutti i cittadini che verrà inaugurato alle 22 di oggi, presso la sede del Centro sociale di Orvieto Scalo, al termine di un incontro destinato alla discussione sul significato dell'opera a cui prenderanno parte oltre al maestro il sindaco Stefano Cimicchi ed il critico d'arte Giorgio Di Genova.

Orvieto, città alta e strana" è un"segno", si legge un comunicato, per ricordare nel presente e nel futuro, un'esperienza significativa che ha impegnato Orvieto, a tutti i livelli, negli ultimi venti anni, tra il novecento e l'inizio del nuovo millennio.

Un segno per la memoria recente e quella della storia futura della città che, da quella esperienza ha iniziato un percorso verso un nuovo Rinascimento, un nuovo Umanesimo.

I templi, le tombe, le ardite opere di captazione delle acque del periodo etrusco, le opere monumentali del periodo medievale, i palazzi e le abitazioni di tutti i secoli successivi, hanno, nella natura dei materiali e nella geometria delle loro fondazioni, strette connessioni con la materia del promontorio.

Argilla, tufo, pozzolana. 

Da oltre 25 secoli, l'uomo si è misurato per tenere integra e solidale questa massa naturale arricchendola in superficie, di strutture sobrie e raffinate, ponendo lo stesso impegno per contrastare il degrado della roccia di tufo. 

Livio Orazio Valentini ha quindi simboleggiato la città nella sfida quotidiana nel confronto con la natura. 

La scelta del materiale - conclude il documento ufficiale -  per la realizzazione dell'opera, è stata lunga ed importante. Il tufo, troppo fragile e poco adatto a rappresentare la raffinatezza tecnologica prodotta nel tempo.

Il bronzo, troppo omogeneo e semplificativo rispetto alla complessità delle tecnologie applicate sopra e sulla Rupe.

La scelta a quel punto è caduta sull'impiego degli stessi materiali causa e rimedio del dissesto e del recupero. Argilla e acciaio".
L'opera, attualmente in fase di ultimazione nell'aiuola lungo la rotatoria di Orvieto scalo ha suscitato opinioni contrastanti. Contro lo"spreco" di soldi pubblici si è scagliato il consigliere comunale di Forza Italia Fausto Ermini che ha criticato duramente anche il soggetto dell'obelisco.

Secondo il forzista infatti l'opera di Valentini avrebbe dovuto maggiormente identificare Orvieto e le sue tradizioni, così da diventare un vero biglietto da visita per chiunque entri in città per la prima volta.

 

Pubblicato il: 08/06/2004

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