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Il mondo di Gian Paolo Aceto

Straordinario personaggio al di fuori dei tradizionali schemi, si offre per amministrare la città. Con una sua personale  e inusuale proposta e con uomini e donne estranei alla politica. Fino ad oggi

foto di copertina

Gian Paolo Aceto è nato a Casale Monferrato ed ha 64 anni. Divorziato, un figlio.

Ha conseguito la licenza superiore a Torino, Liceo scientifico. Da allora svolge l'attività di pittore. Soggettista di romanzi d'amore, si è occupato anche di satira politica. Ha inventato il"cotto intarsiato", che lavora a Castelviscardo.

Si sente orvietano, dato che qui vive da quindici anni ed è"pronto a sfidare a duello chi sostiene il contrario".

 

 

Aceto, quale sacro fuoco lo ha mosso verso questa avventura?

C'è sempre una penultima battaglia e questa volta la voglio combattere per la mia città. I motivi sono molteplici e si sono composti in un motivo primario, che è la lotta contro la"paura di esporsi", di manifestarsi e di esprimersi che domina Orvieto. È -mi sia passato il termine- una battaglia contro la tirannide e la paura".

E non poteva combatterla dentro un partito d'opposizione?

Non ho l'abitudine di sentirmi legato ad un partito. Ho lasciato il partito radicale, molti anni fa, perché un uomo solo al comando mi piace soltanto in occasione del giro d'Italia. E parlo di Pannella. Faccio politica oggi perché ne sento il bisogno ed opererò come ho promesso, costi quello che costi".

Con quale criterio ha costruito la sua lista?

Ho chiesto di cimentarsi con me ai moltissimi che conosco ed ho verificato sul campo la mia sensazione che una pesante cappa psicologica impedisce la libera partecipazione. Ho aggregato 20 candidati, ma sono rimasti poi soltanto diciassette. Pio Ilice è stato il secondo a dirmi di sì. In comune abbiamo il programma, quel"programma di centrattacco" con cui vogliamo far rivivere la città di Orvieto. Se qualcuno dicesse che la nostra lista è un raccogliticcio, direi che è un onore. Se dicessero che è di sconosciuti alla politica direi che è un onore.

Alcuni punti emblematici del suo programma.

C'è una stagnazione della"spinta all'impresa" determinata da quasi sessantanni di questa dirigenza.

Istituirò una"leva d'impresa" in cui saranno formati i ragazzi più abili e disponibili ed insieme troveremo le soluzioni migliori per ciascuno, senza troppi legami burocratici prodotti dai processi formativi diretti dalla Regione. Dal Comune agli Stati, senza intermediari, per imparare e comprendere tutto quanto può servire per crescere, acquisire idee e competenze.

E poi  farò un parco scientifico. In Italia ce ne sono 37 e dànno lavoro a migliaia di persone di altissimo livello. Noi metteremo a disposizione di chi crediamo capace mezzi per risiedere nel nostro territorio ed operare. Così si formerà una comunità scientifica che darà lustro e lavoro.

Il turismo ha bisogno di rilancio ma anche di idee. Noi istituiremo il"Principato di Orvieto" e lo porremo all'asta ogni anno ad un milione di euro come base. Chi lo comprerà, principe o principessa, avrà il suo palazzo e porterà conseguentemente ad Orvieto gente e danaro.

E ancora. Un concorso di bellezza che sfugge alla moda. Non l'onnipresente corpo femminile, magari nudo, ma il viso. Si intitolerà"Bella come una Madonna" e  premierà la soavità di un volto.

Un basta, poi, ai gemellaggi. Noi ci faremo adottare da New York e intratterremo rapporti diretti con città e persone da cui possano davvero scaturire opportunità di crescita.

Abbiamo idee nuove e originali e chiediamo di poterle realizzare.

Pubblicato il: 29/05/2004

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