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Giuseppina Barloscio, candidata per una sinistra alternativa

Candidato indipendente dei verdi. Propone un metodo di gestione che è ispirato a ideali di vita legati all'ambiente ed alla tradizione. "In un eventuale ballottaggio non potrò certo appoggiare la destra. Sarà questione di programmi"
A proposito di ballottaggio Barloscio puntualizza

foto di copertina

Giuseppina Barloscio, 55 anni, sposata con Franco Barbabella, primario del pronto soccorso nell'ospedale di Orvieto, due figli, Roberta e Stefano.

Ci tiene a dire che viene dalla campagna, da Cannicella, e  si sente legata a quelle radici.

Ragioniera, laureata in Economia e commercio, è dal '72 dirigente amministrativo,  prima dell'ospedale di Orvieto e ora  della Asl. Iscritta all'albo dei revisori dei conti.

 

Si presenta come candidato sindaco indipendente sostenuto dai Verdi.

Perché candidata a sindaco di Orvieto?

Non mi sono sentita rappresentata dai riferimenti politici di sempre, da quell'ambiente di sinistra determinato oggi dai diesse. La sinistra ha perso la speranza di risolvere i problemi con la forza degli ideali. Ancor di più qui ad Orvieto. La mia disponibilità verso qualcosa di nuovo ha coinciso con l'incontro di persone che avevano la mia stessa volontà di partecipare e gli stessi contenuti  su cui costruire un'ipotesi per la città.

E perché con i verdi?

Perché il mio"incontro" è stato con militanti e simpatizzanti di quel partito, a cui culturalmente mi sento vicina. C'è stata subito sintonia, abbiamo riscontrato che guardavamo la realtà con occhi simili, che utilizzavamo gli stessi strumenti per analizzarla e per immaginare progetti e soluzioni.

Abbiamo una comune"filosofia" in cui la natura è madre benigna che sa offrire possibilità di vita e di sviluppo, senza bisogno di una rincorsa eccessiva verso l'ipertecnologico, secondo modelli e stili di vita che ci stanno sopraffacendo.

E poi su temi fondamentali come la pace la sintonia è totale.

Siamo una sinistra alternativa e nel caso specifico di Orvieto siamo un'alternativa alla sinistra.

Qual è il progetto  che offre agli orvietani?  

Quello di una città che cresca valorizzando le proprie vocazioni. Bellezze paesaggistiche, ricchezze artistiche e culturali, valori religiosi. Quindi turismo e agricoltura, nel rispetto delle tipicità del nostro territorio. Ritengo assurdo immaginare uno sviluppo legato alla gestione di una discarica e costruire un bilancio dai proventi di una simile scelta chiave. Oppure lanciare una espansione edilizia non giustificata da una reale richiesta di abitazioni, ma soltanto da esigenze d'investimento di risparmiatori. Non c'è fantasia, non c'è amore.

Ci sono da recuperare spazi enormi nel centro storico e nei borghi e lì può lavorare il settore edilizio in modo totalmente positivo. Si deve sviluppare l'agricoltura con riferimento ai prodotti tipici e si può pensare anche ad istituire un centro sperimentale di colture alternative. Si può spendere per garantire quanto è necessario, senza immaginare la città dei grandi eventi.

Una concezione della vita più aderente all'ambiente può divenire una formula da applicare alle scelte  governative oltre che alle scelte delle propria vita. Non sto parlando di"filosofia" astratta, ma di fondamenti ideali, di linee guida da cui far scaturire una coerente  programmazione amministrativa.

Se il ballottaggio, come potrebbe essere a meno di stravolgimenti elettorali, si giocasse tra Mocio da una parte e Conticelli o Giardini dall'altra?

Io sono indipendente e quindi non credo di dovere rispondere a logiche di partito ma soltanto agli elettori che hanno scelto me ed il nostro programma. Quindi sottoporrei il programma a Mocio e nell'eventualità di una rispondenza"certificata" potremmo pensare di sostenerlo. Altrimenti non avrei alcuna difficoltà a svolgere il ruolo di consigliere di minoranza. Non potrei invece sostenere né Conticelli né Giardini, perché le loro liste, più o meno civiche, si reggono con i voti della destra e non sarebbe coerente con la nostra collocazione politica.

Pubblicato il: 28/05/2004

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