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Sommeliers orvietani e Guardie svizzere giurano in Vaticano

Giovedì 6 maggio a Roma, cortile di Damaso

foto di copertina

Sarà per gli antichi legami con i successori di Pietro (e che volentieri, in passato, scelsero la Rupe come luogo di ameni riposi); sarà anche per la passione di alcuni pontefici per il vino nostrano.

Fatto è che cinque sommeliers FISAR di Orvieto (Amilcare Frellicca, Lucia Russo, Enzo Stopponi, Sabrina Tomba, Fulvio Vecchi) sono stati scelti per partecipare al grande banchetto che concluderà giovedì 6 maggio la solenne cerimonia per il giuramento di ventisei nuove guardie svizzere.

 

L'occasione è di quelle prestigiose, tanto da scomodare il capo dello Stato maggiore generale, comandante di corpo  Hans-Ulrich Scherrer che si recherà in Vaticano per pronunziare il discorso di investitura per i nuovi arrivati. La visita del capo dello Stato maggiore generale ha luogo nel quadro della manifestazione che si tiene ogni anno per commemorare le 147 guardie svizzere che persero la vita in occasione del saccheggio di Roma ("Sacco di Roma") il 6 maggio 1527, la data più eroica, nella storia del corpo. Per ricordare quel sacrificio glorioso, da allora ogni anno il 6 maggio,in Vaticano, nel cortile di San Damaso, si tiene il giuramento dei nuovi soldati arruolati nel corpo pontificio.

 

Dicevamo dei legami tra Pontefici e Orvieto e, a tal proposito, vale la pena di ricordare qualche gustoso aneddoto. Nell'anno 1549 Sante Lancerio, bottigliere di papa Paola III Farnese, scrive una lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza sulla natura e qualità dei vini. Ebbene, il meticoloso Lancerio non manca di ricordare uno strepitoso vino chiamato"Sucano" prodotto a pochi chilometri dalla rupe orvietana. Leggiamo quanto scrive a proposito del"Sucano":

"Viene a Roma per schiena di muli e per some. Tali vini sono per la maggior parte rossi, et è perfettissimo vino sì per il verno quanto per la state. Sucano è un castelletto distante da Orvieto due miglia, e dopo il vino Monterano non ha pari bevanda per vino rosso. Tali vini sono odoriferi, bellissimi e polputi più che il Monteranno, ma non hanno tanto odore. A voler conoscere la loro perfezione, vuole essere odorifero, bello e non agrestino. Ci sono delli bianchi molto perfetti per il verno, con una vena di dolce, ma vogliono essere mordenti, non grassi né matrosi. Volendo il rosso per la state, si vuole pigliare crudo, e sia di vigna vecchia, ché la vigna vecchia ha questa proprietà, che se fa il vino amabile lo mantiene e se lo fa asciutto lo mantiene; la giovane fa il contrario. Di questo vino S. S. (Sua Santità) beveva volentieri, massime quando era in Orvieto. Il capitano Jeronimo Benincasa (= personaggio storico non identificabile; si tratta, probabilmente, di un funzionario di Curia, all'epoca di Paolo III) faceva buona provvisione e lo faceva portare a Roma et in viaggio".

 

 

 

Ai sommeliers orvietani l'onore e l'onere di ricordare, anche in Vaticano l'eccellenza della cultura enologica orvietana.

 

 

 

Pubblicato il: 05/05/2004

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