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Sanità ad Orvieto. Parliamone

Dalle carenze di personale infermieristico ai ritardi nella realizzazione di alcuni reparti. I nodi di un settore di vitale importanza per la comunità

Cronaca

di Alessandro Quami

Quando si parla di sanità è facile cadere nei luoghi comuni, soprattutto di sapore negativo. Per questo più che un singolo articolo, Orvieto Si vuole fare un’inchiesta, la più accurata possibile (in tale ottica è essenziale la disponibilità degli interlocutori, soprattutto istituzionali) sulla situazione del comprensorio orvietano. E lo farà partendo: dai risultati - peraltro non esaustivi ma per lo meno indicativi - del forum che da circa un mese è presente nelle pagine (elettroniche) del quotidiano; dall’interrogazione presentata in questi giorni dal consigliere comunale di Orvieto (di Alleanza Nazionale) Stefano Olimpieri, che domanda alla maggioranza di centrosinistra il perché del ritardo nella realizzazione e nella messa in avvio del reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto. Ma l’inchiesta prenderà spunto anche dai rumors circa le lamentele dei dipendenti delle strutture sanitarie in merito alla carenza di personale, soprattutto infermieri.

Altro aspetto da chiarire, e che sarà oggetto di domande agli intervistati, è l’apertura massiccia dell’ospedale a pazienti non orvietani, che sarebbero circa il 30% del totale degli assistiti (ricoverati eccetera). Un’apertura considerata positivamente da un punto di vista mercantile, dal punto di vista di chi deve far guadagnare l’azienda ospedaliera, ma l’ospedale di Orvieto ha le disponibilità effettive (personale, macchinari e spazi) per soddisfare anche una tale quantità di utenti che non risiedono nel comprensorio e neanche in regione (sono non pochi infatti i malati dell’Alto Lazio che si fanno curare nelle strutture locali)? E ancora, non sarebbe meglio circoscrivere maggiormente gli sforzi verso gli abitanti del comprensorio, che sono poi i contribuenti di riferimento delle strutture sanitarie orvietane (mentre chi proviene da fuori paga sì le cure dirette ma versa le imposte - generiche - sulla sanità in riferimento alla località o alla regione di appartenenza)?

Tutto questo, è bene dirlo, rientra in questa cornice: la spesa sanitaria in Italia è sotto torchio, quindi non ci sono ampi margini di manovra e inoltre, in base a dei dati statistici rivenienti dall’Unioncamere (Unione delle Camere di commercio italiane) e dal centro studi Istituto Guglielmo Tagliacarne, risulta che le infrastrutture sociali della provincia di Terni lascino decisamente a desiderare.

Pubblicato il: 13/01/2003

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