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Cronaca della lunga notte dei Diesse di Orvieto

È andata avanti fino a tarda ora la direzione della Quercia orvietana di mercoledì sera. Molti interventi, altrettante prese di posizione. Più o meno ferventi, più o meno condivise. Ma la resa dei conti per il partito è arrivata

Politica

di Simona Coccimiglio

Elezioni, la lunga notte dei Diesse di Orvieto.

È andata avanti fino a tarda ora la direzione della Quercia orvietana di mercoledì sera.

Molti interventi, altrettante prese di posizione.

Più o meno ferventi, più o meno condivise.

La resa dei conti per il partito è arrivata, e il bilancio della 'gestione' Ricci - Cimicchi è tutt'altro che positivo.

Brucia ancora il passo indietro alle elezioni politiche di due anni fa in favore di Gavino Angius, candidato al Senato al posto di Carpinelli, costato al partito, e ad Orvieto, una visibilità tanto importante nel panorama politico nazionale.

In quest'ottica perdere dopo 57 anni il sindaco di Orvieto è ancora più grave, ma le responsabilità, affermano decisi i Ds, devono essere giustamente ripartite tra la direzione locale del partito e quella regionale.

Il vento di bufera che si è alzato dai diessini di Orvieto ha travolto completamente Bracco, accusato insieme a tutta la segreteria di scarsa capacità politica e di cattivo operato nella gestione della candidatura a sindaco della città del Duomo che ha portato a cedere alla Margherita una delle tre apicalità rosse del Ternano.

Il vento di bufera ha accompagnato tutti gli interventi successivi a quello di Bracco che aveva appena finito di indicare la strada della "cessione" di Orvieto come l'unica ormai percorribile.

Dopo Ricci, che ha presentato le dimissioni da segretario del partito, respinte all'unanimità dalla direzione, è stata la volta di Carpinelli, la vittima vera del sacrificio di cedere ad un uomo diverso dai Ds la prima poltrona di Orvieto.

Poi, a seguire, Stefano Cimicchi, Sandro Gulino, Enrico Petrangeli, Fausto Galanello, Marino Capoccia, Rita Paggio, Massimo Frellica, Loriana Stella, Valentino Filipetti, Giuliano Santelli.

Le anime del partito una dopo l'altra.

Dalemiani e membri del correntone, come un fiume in piena contro la Quercia regionale responsabile di una disfatta così grande.

Tutti delusi dalla necessità di consegnare ad un'altra forza politica le chiavi della città, ma non tutti ugualmente ferventi.

La discussione, a quel che raccontano, è stata animata, intensa, ma tutt'altro che rassegnata. Ricci e compagni hanno posto le condizioni necessarie a che la storica rinuncia sia consumata.

Intanto la promessa, a cui Bracco in una vera e propria fossa di leoni non ha potuto sottrarsi, di un assessorato in giunta regionale, su misura per il sindaco uscente Cimicchi, e un seggio alla Camera alle politiche del 2006, per il quale sarebbe in pole position l'attuale consigliere regionale Costantino Pacioni.

Poi la garanzia di una coalizione unita e compatta sul candidatura che verrà presentata all'elettorato.

Nessuna defezione, nessuna resistenza.

I centristi della Margherita e i "cugini" di Rifondazione comunista sono avvertiti.

Nel centrosinistra non c'è spazio per quel Conticceli che a colpi di denunce e ricorsi al Tar ha fatto una guerra alla giunta Cimicchi su cui non si può soprassedere.

Il problema Conticelli dovrà essere risolto definitivamente.

O dentro al partito, magari come assessore in giunta provinciale e soprattutto lontano da Orvieto, o fuori.

Sfiducia unanime nel caso che scelga di scendere in campo con una lista propria.

Stesso discorso per Antoniella e compagni, sulle cui resistenze nella coalizione i Diesse non sono disposti a transigere.

Intanto la segreteria del Prc fa circolare un comunicato in cui puntualizza testualmente "che la candidatura a rappresentante dell'amministrazione comunale non può che scaturire da una discussione aperta interna allo schieramento che tarda ad arrivare".

La palla passa ora agli alleati, ma la pace tra gli ulivi della Rupe sembra ancora molto lontana.

Pubblicato il: 02/04/2004

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