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L'utopia possibile. Quando i rifiuti rendono ricca una città

Approfondimento

di Dante Freddi

Non so cosa non abbia funzionato ed quindi impedito che ad Orvieto funzionasse "la strategia a suo tempo definita per una lungimirante gestione dei rifiuti, imperniata sulla integrazione tra raccolta differenziata, adozione di tecnologie avanzate e politiche ambientali coerenti e conseguenti".

A questa "strategia" accenna Leonia nel suo appello, immagino su consulenza storica di Maurizio Conticelli, uno dei protagonisti di quella e di questa stagione della città. E uno dei protagonisti più intelligenti, appassionati, onesti.

Quello era il "tempo" in cui Conticelli era assessore di Cimicchi e fu avviato il potenziamento della discarica"Le Crete". Ma qualcosa poi non ha funzionato e l'esperienza ha preso una piega non corrispondente al progetto vagheggiato da Conticelli .

Mi sembra comunque che il buonsenso conduca a riprendere in mano quelle ipotesi, a riscoprirne i contenuti, a confrontarle con esperienze positive che nel frattempo si sono realizzate.

Penso al caso di Piccioli, il piccolo comune toscano divenuto protagonista del libro"L'utopia possibile," scritto da tre autorevoli ricercatori, Preiti, Fantacone, Pienotti, con prefazione di De Rita.

Peccioli con la sua discarica- è scritto nella presentazione del libro- è diventata un esempio di buona amministrazione, che va ben oltre i suoi confini.
Peccioli è un modello di sviluppo che nasce dal basso con la guida di un soggetto collettivo rappresentato dall'Amministrazione pubblica. Il sindaco, ideatore -conduttore, con modo riformista di governare, di fronte all'ipotesi della localizzazione nel suo territorio di una discarica della Regione Toscana, ha innestato intorno a essa una grande campagna, anche culturale, di creazione di una impresa industriale collettiva.
I risultati? Sorprendenti: grandi opere pubbliche; l'azienda che gestisce la discarica oggi crea altro reddito; la proprietà è diffusa nella popolazione, perciò il comune ha svolto il ruolo di"incubator" di impresa.
Una visione moderna, ardita, eppure fortemente ancorata al buon senso, alla qualità amministrativa, alla relazione umana con gli amministrati".

Istintivamente, l'idea che la città costruisca la propria economia sui rifiuti è repellente. Ma l'istinto non è il miglior consigliere, quando a rispondere deve essere la ragione.

E allora ripartiamo da quella"strategia lungimirante" e verifichiamo se  ci sono le basi per costruire qualcosa di eccezionale, che non sia un"butto". Una soluzione che sia rispettosa dell'ambiente, frutto di intelligenza e capacità di interpretare le dinamiche economiche moderne, che possa offrire ad Orvieto le risorse di cui ha bisogno per garantirsi un tenore di vita che è di gran lunga superiore alla sua condizione di comune di ventimila abitanti, così come vogliono i suoi cittadini, i suoi commercianti, i turisti.

Dire troppo ora potrebbe bruciare argomenti e sostanziare posizioni da cui poi sarebbe difficile recedere. Facciamo passare questa fase elettorale, la peggiore per ragionare, e riprendiamo l'argomento con la serenità che il tema richiede.

Pubblicato il: 31/03/2004

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