Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Una sinistra senz'anima

È stato Presidente della Regione dal 1987 al 1992 e si chiama Francesco Mandarini. In una lunga intervista affrontiamo i temi elettorali. Il caso Orvieto è solo la punta di un iceberg che coinvolge un nuovo modo di fare politica legato più alle persone che alle idee

Cronaca

di Giorgio Santelli

Il riequilibrio delle candidature, la rosa dei sindaci e dei Presidenti delle due Provincia sono al centro del dibattito di questi giorni. La Margherita regionale chiede il sindaco di Orvieto, i Ds regionali nicchiano mentre i locali dicono no. I socialisti non sono disposti a cedere il Presidente della Provincia di Terni.

Sono i tre partiti che hanno creato la lista Prodi. Un progetto politico che dovrebbe andare oltre le elezioni Europee ma che in periferia fa acqua da tutte le parti. Di questo parliamo con Francesco Mandarini, presidente della Regione dell'Umbria dal 1987 al 1992.

È cambiato il modo di far politica dalla fine degli anni '80 ad oggi. Ma come è cambiata la classe dirigente?
Mi sembra che il modo diverso di far politica è evidente. Sono scomparsi i partiti di massa, è cambiato il sistema elettorale e non può che essere cambiato anche il modo di far politica. Quello che conta oggi è la persona più che il partito e le idee. Anzi, come sappiamo di idee in giro più di tante non ce ne sono. Prevale l'individuazione di persone che possano portare voti al di là dei progetti che si esprimono. Mi sembra che si sia mantenuto, però, un difetto che c'era anche nel passato, quello che anche nelle elezioni locali alla fine ci vuole il parere del centro.

Questa è una cosa in netto conflitto con il sistema elettorale scelto da tutti. Se non erro si affermava che il nuovo sistema elettorale avrebbe esaltato il rapporto diretto degli elettori con i propri amministratori: sindaco, presidente della Provincia e in Umbria anche il presidente della Regione. Invece il potere vero di decisione sul candidato è ancora molto accentrato.

Dall'analisi che fai sembra che anche tutta la discussione sul riequilibrio dei territori quando è ancora il centro che decide è una cosa inutile. Eppure è anche di questo che si discute in modo serrato.
Dal punto di vista politico è una cosa assolutamente fuori luogo e non c'entra niente. Il riequilibrio territoriale serve principalmente per comprendere come e in che percentuali si possano definire gli investimenti pubblici sui territori. Ma questo poco c'entra con il fatto che il candidato a sindaco di un comune possa essere della Margherita o dei Ds. Il problema di fondo di questo modo di fare politica è un altro.

Quale?
Sono scomparsi i partiti di massa che vengono sostituiti da una forma di democrazia in cui prevale la carriera dei singoli candidati o dirigenti o personaggi. Questo è un errore serio e grave. I rapporti tra i partiti devono esserci e devono essere costruiti in modo diverso.

In che modo?
Esemplifico. Nel passato il Pci, in Umbria, aveva un atteggiamento di questo tipo: il sindaco di Perugia era storicamente socialista e al di là del fatto che il Pci avesse tre volte i voti dei socialisti questa cosa non è mai stata messa in discussione. Alla base c'era un progetto politico tra le forze della sinistra che era quello dell'unita della sinistra in Umbria. Questo era ciò che accadeva anni fa.

E oggi?
Guardiamo ai fatti. Non sembra strano che da una parte c'è il listone per le europee che è un'operazione strategica e, contemporaneamente, nelle periferie si discute così aspramente sui diversi incarichi? Alla gente che messaggio gli si dà. Uno può essere più o meno d'accordo sul listone, ma è una strategia. Se in periferia si litiga poi tra diessini socialisti e margherita per il posto del sindaco la gente non capisce più nulla. Se l'operazione ha senso ed è effettivamente la strategia che si intende seguire, per costruirla si deve partire dalle esperienze locale.

Ma per adottare strategie servono partiti ben strutturati…
Infatti il problema è rappresentato dalla prevalenza dell'interesse sul destino dei singoli dirigenti. È evidente che tutta la partita è giocata affinché l'incarico di"a","b","c" e"d" si sviluppi in una certa direzione. Chiamiamola riequilibrio, rappresentanza o visibilità ma non è un fatto dei partiti ma delle persone. E per me è intollerante. Ma io sono un po' arcaico e non faccio scuola.

A un certo punto i partiti si dovranno accorgere di questo stato di cose…
A mio parere bisogna che venga tolta una volta per tutte l'ambiguità che porta in politica la figura di Berlusconi ed il berlusconismo. Arretra il livello della discussione. Poi bisogna scegliere una strada. Non possiamo decidere una americanizzazione dei sistemi elettorali senza essere poi conseguenti a questa scelta. Se tu vuoi il sistema maggioritario all'americana devi inserire anche altri elementi che sono messi in campo: le primarie. Non puoi prenderne un pezzo e basta. Non sono d'accordo ma se quella è la strada bisogna essere conseguenti. Si punta sulle persone? Bene, allora si pensi alle primarie.

Qualcuno ci ha tentato. Penso ai Democratici di qualche anno fa e anche ad alcune sezioni dei Ds.
Si ma erano primarie fatte nelle sedi dei partiti. Devono essere, invece, atti formali, organizzati dalle amministrazioni. Si deve organizzare una forma di elezioni antecedenti fra tutti coloro che si rendono disponibili a candidarsi. Invece rimane grandissima confusione. La gente non riesce a capire. Da una parte simpatizza per l'accordo nazionale del triciclo che in ogni caso cerca di semplificare. Poi vai al"bollito periferico" e viene fuori il finimondo. Il discorso strategico è il listone? E allora fatelo anche a livello comunale.

Il centrosinistra in Umbria rischia o non rischia?
Se analizziamo i voti del 90 e lo confrontiamo con quelli del 2000, solo la sinistra ha perso il 30% del proprio elettorato. Lo sai perché? Perché la sinistra in Umbria non ha più l'anima. Né in Umbria né in Italia.

Veniamo ad Orvieto. Che ne pensi di questa ipotesi di sindaco alla Margherita per risolvere gli equilibri della coalizione?
Io sarei inorridito se il sindaco di Norcia lo pretendesse la sinistra. Perché c'è un problema di rispetto dell'elettorato e della tradizione. Stesso ragionamento su Orvieto. È sempre stata una comunità molto autonoma, con una storia politica e una sensibilità particolare. Dal punto di vista politico ha dimostrato un livello culturale molto elevato. Nonostante i disastri di questi sistemi elettorali, ha sempre espresso un'amministrazione intelligente e politicamente efficace. È quindi molto difficile portare a termine questa operazione che si vorrebbe ad Orvieto.

Conta, secondo il te, il fatto che ad Orvieto nei Ds sia maggioranza il correntone che, al contrario, è minoranza a livello regionale? Insomma, alla resa dei conti meglio sacrificare per i destini della coalizione regionale una poltrona che spetterebbe ad un membro della minoranza interna del partito…
Spero di no. Non credo e sinceramente non mi convince quest'ipotesi. Se fosse così sarebbe drammatica. Non faccio politica attiva e mi potrei sbagliare. Ma essere minoranza comporta dover subire dal punto di vista della carriera personale degli stop. Questo è certamente possibile.

Tu parli di una sinistra che perde il 30% del proprio corpo elettorale eppure non si accorge della sua emorragia di voti. Che che tipo di"sveglia" serve?
Perché c'è la tesi che l'importante sia arrivare al 51%. Ma così facendo ad un certo punto anche in Umbria arriverà il centrodestra. Finora, come nel resto d'Italia, abbiamo a che fare con un personale politico di centro destra scadentissimo, completamente inaffidabile. Non hanno personale politico e amministrativo di qualche significato. Ma ad un certo punto anche il centro destra si attrezzerà grazie anche ad un centro sinistra che si sta standardizzando verso il basso.

Pubblicato il: 11/03/2004

Torna alle notizie...