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Il Porto romano sul Paglia

Presentazione dei risultati degli studi dell'area archeologica del porto di Pagliano. Giovedì 11 alle 17,30, Museo "Faina"

Cultura

I recenti scavi nell'area archeologica del Porto romano di Pagliano hanno restituito l'immagine di un insediamento assai vivace, al centro di una rete di commerci svolti prevalentemente per via fluviale che coinvolgeva un territorio ampio e ricco compreso tra Arezzo e Chiusi a nord e Roma a sud. A Pagliano, dove il fiume Paglia confluisce nel Tevere, transitavano con sicurezza prodotti agricoli diretti verso il grande mercato romano e ceramiche di qualità destinate, una volta giunte a Roma, ad inserirsi in reti commerciali a scala mediterranea.
Giovedì prossimo, 11 marzo, alle ore 17.30, presso la Saletta delle Conferenze del Museo"Claudio Faina", saranno presentati i risultati delle due campagne di scavo condotte nell'ambito dei"campi-scuola" organizzati dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell'Italia Antica nel 2002 e nel 2003, d'intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria, a cui è affidata la direzione degli interventi, e con il contributo dell'Azienda Agricola"Castello di Corbara".
La presentazione sarà curata dal Dott. Paolo Bruschetti, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, responsabile degli scavi, e dai giovani archeologi che hanno animato i campi-scuola svoltisi a Pagliano. Le recenti campagne di scavo, infatti, hanno visto come protagonisti studenti e laureati provenienti da diverse Università italiane, sotto l'egida della Scuola di Etruscologia e Archeologia dell'Italia Antica, un'istituzione culturale e scientifica nata per volontà congiunta della Fondazione per il Centro Studi"Città di Orvieto" e della Fondazione per il Museo"Claudio Faina".
I campi-scuola hanno consentito di riportare alla luce i piloni del molo sull'antico alveo del Tevere ( ne è stato scoperto un quinto non riportato nella planimetria del Morelli, 1958 ) ed una canaletta molto ben conservata, insieme a numerose monete riferibili all'età augustea e a quella costantiniana. Proprio questi significativi ritrovamenti inducono a pensare che il porto fluviale potesse essere attivo tra il I secolo a.C. ed il IV d.C., per almeno cinque secoli, come sosteneva anche Riccardo Mancini, che alla fine dell'Ottocento aveva portato alla luce ventotto ambienti dei settanta che aveva individuato nella vasta area interfluviale.
Giovedì sarà presentato un eccezionale documento rinvenuto in un archivio, costituito dalla carta degli scavi disegnata dal Mancini a conclusione delle sue campagne condotte a fine Ottocento. Saranno presentate anche le monete rinvenute e gia restaurate, insieme a numerosi bolli laterizi di epoca romana.

Pubblicato il: 10/03/2004

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