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Ad Orvieto si investe poco nella cultura

298mila presenze in dieci anni, 1685 giornate di apertura per spettacoli, convegni, mostre, allestimenti, record di incassi e di pubblico per un teatro che si è ormai consacrato come una delle più importanti realtà teatrali della regione, seconda solo allo Stabile dell'Umbria

Cronaca

di Simona Coccimiglio

298mila presenze in dieci anni, 1685 giornate di apertura per spettacoli, convegni, mostre, allestimenti, record di incassi - 321.500 euro solo nel 2003 - e di pubblico per un teatro che si è ormai consacrato come una delle più importanti realtà teatrali della regione, seconda solo allo Stabile dell'Umbria.

Questa l'eredità che, insieme al progetto di trasformarsi entro il 2005 teatro stabile di iniziativa privata, il Mancinelli affiderà alla futura amministrazione comunale, "confidando - afferma il direttore artistico del teatro di Orvieto, Enrico Paolini - nella stessa collaborazione e nello stesso impegno che il Comune ha dimostrato in dieci anni di attività nel rendere il nostro teatro autentico volano culturale, ed economico, della città".

Che gli spettacoli, le iniziative e gli eventi culturali promossi dal Mancinelli abbiano notevoli ricadute su Orvieto, sia in termini di immagine che di indotti economici, è indubbio.

"Ma è qui, continua Paolini - che si aprono le note dolenti. Annualmente il Comune contribuisce con circa 129 mila euro alla stagione teatrale, e con circa 80 mila euro per la manutenzione ordinaria della struttura. Tutte spese importanti che consentono in prospettiva di evitarne delle altre straordinarie e sicuramente più costose. L'attività del teatro insieme a quella di organizzazione e promozione degli spettacoli - prosegue il direttore artistico del Mancinelli - ha dei costi notevoli, di cui non può farsi carico solo il Comune.

Abbiamo sollecitato più volte importanti soggetti locali a reperire quelle risorse economiche necessarie per realizzare tutti quegli eventi teatrali e musicali che si sono avvicendati nel corso di questi dieci anni sul palcoscenico del Mancinelli. Poche risposte, nessuna veramente esaustiva".

È categorico Paolini nel dare nome e cognome "a quegli operatori economici che hanno dimostrato una preoccupante carenza associativa ed una dannosa mancanza di volontà nel contribuire all'attività del nostro teatro.

La Fondazione Cassa di Risparmio a cui da anni, senza risposte affermative, chiediamo di entrare a far parte della società TeMa. La Cardeto che ha partecipato per tre anni solo ad Umbria Jazz Winter, il Consorzio tutela vini di Orvieto i cui interventi nel tempo non sono stati, per così dire incisivi, e poi altri enti ed operatori del settore vinicolo che non si sono mai fatti avanti.

Ricordo con rammarico che alcuni anni fa il Comune rinunciò per alcuni eventi culturali legati al Mancinelli ad una importante sponsorizzazione di una nota marca di birra nel rispetto della tradizione vinicola che contraddistingue Orvieto a livello nazionale ed internazionale. Neanche questo servì".

Ne ha per tutti Paolini, per i commercianti, gli albergatori, i ristoratori e tutti gli altri operatori di Orvieto "che lamentano una crisi economica e turistica senza contribuire a risolverla".


Pubblicato il: 27/02/2004

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