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Cresce la voglia di ebbrezza nella città del Duomo.

Non si contano nell'Orvietano i casi di persone dipendenti dall'alcool, ma poche di esse affrontano il problema rivolgendosi al Sert, la struttura specializzata nel trattamento di questa dipendenza

Cronaca

di Simona Coccimiglio

Cresce la voglia di ebbrezza nella città del Duomo.

Non si contano nell'Orvietano i casi di persone dipendenti dall'alcool, ma poche di esse affrontano il problema rivolgendosi al Sert, la struttura specializzata nel trattamento di questa dipendenza.

E Massimo Marchino, responsabile del servizio cittadino per le tossicodipendenze avverte, "ad Orvieto il fenomeno dell'alcolismo è diventata una forma di dipendenza superiore a quella da cocaina ed eroina. Pochi purtroppo sembrano rendersene conto, e i rischi legati all'abuso di alcool aumentano a dismisura in tutto il territorio per almeno un centinaio di persone, alla prese con una dipendenza conclamata  che fanno fatica ad affrontare".

Sono 40 gli utenti con problemi di alcool correlati che nel corso del 2003 si sono rivolti al Servizio per le tossicodipendenze, "un dato preoccupante, continua Marchino, che deve far riflettere su una cultura che finisce per accettare piuttosto che combattere l'alcolismo. Quasi che esagerare con le bevande alcoliche sia un abitudine salutare, un vizio "passabile", mentre invece situazioni di per sé normali possono prendere una brutta piega quando si consumano alcolici senza riguardo verso se stessi.

Del resto il nostro Paese ha una tradizione millenaria di produzione e consumo di alcolici di ogni tipo, senza contare che il commercio è libero e legale.

Gli etilisti con una patologia conclamata che si rivolgono al Sert hanno un'età orientativamente compresa tra i quaranta e i cinquanta anni.

Su di loro e per loro, attraverso la classica attività clinica e strumentale ed il trattamento farmacologico, il servizio cittadino individua percorsi bio, psico sociali che possano farli uscire da un "tunnel che li attanaglia e li emargina, soprattutto in una città come Orvieto - la città del vino, la città del buon vivere - dove gli etilisti non si accettano, per cultura ma forse soprattutto per paura".


Pubblicato il: 27/02/2004

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