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'Lo stato si decida a riconoscere i morti per uranio impoverito'

La vicenda del concittadino Stefano Melone(nella foto) in una conferenza stampa organizzata da Articolo21 alla Camera dei deputati

Cronaca

Verità e giustizia. Ecco cosa chiedono i familiari della vittime dei soldati morti dopo le missioni nei Balcani, a seguito di forme tumorali. E un intervento dello Stato, simile a quello che è seguito al dramma dei militari italiani caduti a Nassirya. A farlo è Paola Melone, durante la conferenza stampa organizzata ieri a Roma da Articolo21 sull'uranio impoverito, a pochi giorni dalla morte del caporalmaggiore Valery Melis.
Voglio conoscere la verità - dice la signora Melone - e

chiedo giustizia. Lo Stato, pur conoscendo il rischio

nell'utilizzazione dei proiettili all'uranio impoverito, li ha

utilizzati e ha mandato i nostri militari in zone a rischio,

senza attrezzature e senza informazioni adeguate. Ho seguito assieme ai miei figli il dramma dei militari italiani uccisi a Nassirya, il ritorno delle loro salme, ci siamo commossi insieme a gran parte degli italiani ai funerali. C'è stato un immediato intervento dello Stato per le vittime di Nassirya: non si può paragonare un indennizzo alla perdita di una vita umana - prosegue la vedova del maggiore Melone- ma quello è stato un atto giusto. Io domando al ministro della difesa Antonio Martino: che differenza c'è tra le vittime di Nassirya e mio marito? Perché dopo due anni io e i miei figli non abbiamo percepito quello cui abbiamo diritto?".

A domandare giustizia per i soldati morti a seguito delle malattie contratte nelle missioni nei balcani anche il maresciallo Domenico Liggiero, dell'osservatorio militare, che aggiunge carne al fuoco."Uno dei figli di Stefano ha fatto un concorso per entrare in un corpo militare. Non è stato neanche tenuto conto del fatto che suo padre era morto per una giusta causa. E questa è una beffa. Perché-spiega Leggiero- non ci sono dubbi sulla tossicità dell'uranio impoverito. I residui di metalli tossici in sospensione sono tali da provocare la malattia. E non è un mistero per nessuno. Nel 1990 c'è stata una risoluzione Onu che metteva al bando i proiettili all'uranio impoverito. E sarebbero anche scomparsi dagli arsenali americani, se non ci fosse stata una sorta di tangentopoli negli Stati Uniti in cui

alcuni generali del Consiglio della difesa acquistarono uranio

impoverito dall'estero. Loro- afferma Leggiero-sono andati in galera, ma la loro decisione è rimasta".

Se lo stato si decidesse a riconoscere i morti da uranio

impoverito- conclude il maresciallo-non si sarebbe lasciata da sola la famiglia di Valery Melis- il cui fratello Fabrizio è

presente alla conferenza stampa-. Ci sono i suoi genitori

che si stanno vendendo la casa - conclude Leggiero - ma il ministero della difesa non è in condizione di pagare se non è dichiarato colpevole".
In Kosovo e Bosnia non sono stati lanciati solo 10.800 proiettili all'uranio impoverito, ma anche 13 testate missilistiche che contenevano materiale radioattivo e tossico. "Gli americani non lo hanno mai tenuto nascosto - afferma il deputato della lega Edouard Ballaman - e nelle missioni che abbiamo compiuto assieme all'osservatorio militare in Bosnia e Kosovo abbiamo ritrovato le tracce dei danni apportati dalle testate missilistiche. Almeno 13 missili tomawack sono stati lanciati durante la guerra del Kosovo: uno probabilmente nell'areoporto di Belgrado, dove è stato registrato un tasso di radioattività molto più elevato che altrove. Un altro in un bunker vicino a Sarajevo".

Nelle testate missilistiche, infatti, ci sono 300 chili di uranio impoverito, contro i 300 grammi contenuti nei proiettili anticarro.

Un emendamento alla legge che dovrà rifinanziare la missione italiana in Iraq, in cui si ponga la questione dell'uranio impoverito, è la proposta del parlamentare dei Ds Valerio Calzolaio, che ha auspicato una adesione trasversale a questa iniziativa.

''L'emendamento - ha spiegato Calzolaio - è finalizzato a

promuovere un'indagine, che coinvolga non solo il ministero

della Difesa, ma anche Ambiente e Esteri, riguardante due

diversi aspetti: lo stato sanitario dei militari dei contingenti

impiegati all'estero, e gli effetti dell'uranio impoverito

sull'ambiente e sulle popolazioni civili, nei luoghi dove questi

proiettili sono stati utilizzati''.

Da ieri è on line il sito www.stefanomelone.org

Pubblicato il: 11/02/2004

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