Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Mezze verità, nessuna verità

Frellicca replica a Concommercio e questa replica a Frellicca. Un botta e risposta che fa cronaca ma non sostanza

Politica

di Dante Freddi

Polemica tra l'assessore Frellicca e la Confcommercio. L'assessore Frellicca respinge l'accusa proveniente dall'associazione dei commercianti di praticare una politica che mortifica la vita economica della città e sostiene che"le difficoltà della nostra città sono le stesse che altre città italiane stanno vivendo e sono, in prevalenza, il risultato della politica fallimentare economico-commerciale del governo italiano. Al contrario si può affermare che proprio grazie all'immagine che Orvieto ha in Italia e nel mondo, anche per merito del nostro 'Sistema Eventi', si sono limitati i danni".

L'Amministrazione comunale uscente continua a reagire con attacchi di stampo politico del tutto fuori luogo ad osservazioni alle quali dovrebbe rispondere invece stando ai fatti", replica il presidente dei commercianti Santi. Il problema, secondo Santi, sarebbe come aumentare presenze turistiche e tempi di permanenza e come far ritornare centrale il centro storico nella geografia economica del territorio."In sostanza è per noi ineludibile-recita il comunicato Confcommercio- rendere la rupe un unico centro turistico-commerciale di elevata qualità e significativa capacità attrattiva, sull'esempio di quanto la vicina Todi ha saputo fare meglio e prima di noi."

Replica Frellicca che in sostanza va tutto bene e che"le difficoltà commerciali sono maggiori in alcuni settori, come quello degli esercizi di vicinato, molto presenti nella nostra città, ed in particolare nel Centro Storico, uno ogni 18 abitanti. È in questo settore che si fa sentire di più il minore potere d'acquisto delle famiglie che, per risparmiare, preferiscono acquistare nei grandi centri commerciali. Nel comparto dell'abbigliamento, per esempi, si è riscontato che nel marzo-ottobre 2003, la domanda è diminuita fino al 4,1%. Nonostante tutto questo, ad Orvieto per quanto riguarda il commercio in sede fissa, sono state richieste e rilasciate 38 nuove autorizzazioni e ci sono stati 20 subingressi, contro 34 cessazioni; per gli esercizi pubblici si sono riscontrati 10 subingressi e solo una cessazione. Come si può vedere il saldo è sicuramente positivo".

Un botta e risposta che sa di tenzone anziché di confronto. I punti di vista dell'assessore e dei commercianti di Confcommercio sono distanti e i toni usati aspri. Le aperture al dialogo ed al confronto stridono con le parole dette.

In mezzo c'è una città sempre più povera, per insipienza dei commercianti o degli amministratori. O soltanto perché il mondo si muove ad una velocità non controllabile, perché non si può tornare indietro, perché le dinamiche commerciali che governano il settore sono determinate da abitudini acquisite per processo"naturale" ed appartengono al"mercato" e poco alla politica.

Insomma, sostenere che il centro storico deve riassumere la sua centralità naturale e che devono aumentare le presenze turistiche, tirandosi fuori dalle responsabilità ed affidandosi ad amministratiri "badanti", allontana i problemi veri e crea un'aura di vittimismo impropria.

Non sono più i tempi del"villano" che veniva ad Orvieto a fare spesa il giovedì ed il sabato, con la camicia bianca ed il vestito nero, pronto a"darci", come si soleva definire la buona vendita in quel passato, quando il controllo fiscale era totalmente assente, la concorrenza inesistente, il guadagno grasso. Un centro commerciale lo fa non soltanto il luogo, ma, ovviamente, anche chi in quel luogo vende, ciascuno e tutti insieme.

Né d'altra parte è possibile liquidare il problema affibbiando le responsabilità al governo e snocciolando dati da cui emergerebbe un commercio orvietano in saldo positivo, perché qualcuno, in una città senza prospettive, ritiene ancora, come soluzione ultima, di dedicarsi al commercio.

Pubblicato il: 10/02/2004

Torna alle notizie...