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Da caserma ad albergo

È una delle ipotesi di utilizzazione della caserma 'Piave' che si sta facendo strada. Una soluzione che merita attenzione, perché potrebbe risolvere anche il problema dell'uso sotto tono del Palazzo dei congressi

Cronaca

di Dante Freddi

La destinazione dell'ex caserma "Piave"è un nodo cruciale da sciogliere per poter immaginare con la necessaria prospettiva il futuro della città.

La caserma occupa una fetta consistente del centro storico, la sua architettura è ben omogeneizzata con l'ambiente, è un patrimonio consistente, è una carta che non si può sbagliare. La responsabilità degli amministratori è gigantesca, perché un errore potrebbe compromettere il futuro di molti posti di lavoro.

Nei prossimi mesi i cittadini saranno coinvolti in partecipazioni che dovranno portare in breve ad una scelta.

Centro di ricerca e sviluppo per l'agricoltura, come ipotizza Alleanza nazionale, università, casa di riposo, albergo.

Sono in gioco interessi consolidati e legittimi e le diverse scelte avranno un impatto diverso nei confronti di chi opera nella città. E poi non è detto, in un'area così enorme, che una soluzione escluda l'altra.

L'ipotesi più traumatica, perché mette in discussione attività già esistenti, è quella dell'albergo, saltata in primo piano nei giorni scorsi per un presunto incontro segreto del sindaco di Orvieto con un importante operatore alberghiero.

L'immagine dell'incontro segreto e riservato "scoperto" e pubblicato evoca nell'immaginario collettivo scene negative e potrebbe produrre reazioni politiche non serene. Vogliamo credere che Cimicchi abbia ricevuto nel suo ufficio più soggeti interessati a trasformare la caserma in un albergo e che le disponibilità raccolte saranno utilissime per portare tutto il consiglio e la città alla scelta giusta. Questa immagine ci sembra più realistica e meno fuorviante.

Nel merito, questa dell'albergo, anche se culturalmente non è l'ipotesi a cui ci sentiamo di aderire con entusiasmo, è tra le più sensate .

Aver costruito il Palazzo dei congressi senza la disponibilità di una struttura ricettiva adeguata ha impedito lo sviluppo dell'attività congressuale e ha causato una sottoutilizzazione della struttura stupenda di cui la città è dotata, con conseguente perdita di risorse. Il volano virtuoso che aveva fatto sperare diversamente non si è messo in moto ed è inutile recriminare quando, da almeno una decina d'anni, tutti sanno che senza un albergo in grado di ospitare qualche centinaio di congressisti ci dovremo accontentare di riunioni di casa e di un'occupazione della "sala dei quattrocento", come nel 2002, per una quindicina di giornate. L'albergo di una catena alberghiera porterebbe nella città, ogni giorno, centinaia di turisti, anche in periodi morti.

Vale discuterne seriamente.

Pubblicato il: 06/01/2003

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