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Contro la proposta di modifica dello Statuto dei lavoratori

Nota di PdCI - PRC FDS,  IDV, SEL

Riceviamo dalle segreterie di PdCI - PRC FDS,  IDV, SEL e pubblichiamo

Dopo la decisione del Governo Monti di modificare l'ART 18 affermiamo come partiti  PDCI-PRC FEDERAZIONE DELLA SINISTRA, IDV e SEL la nostra contrarietà alla proposta di modifica  dello Statuto dei lavoratori avanzata dal Governo per ragioni di lavoro, economiche, politiche e sociali.

Sul piano del lavoro E' gravissima la volontà di cancellare l'art. 18.  che  non impedisce affatto di licenziare nel caso in cui un'impresa sia realmente in crisi, come sanno drammaticamente i tanti lavoratori che lo hanno sperimentato sulla propria pelle. Né impedisce di licenziare in caso di gravi violazioni del Contratto o gravi comportamenti del lavoratore. L'art. 18 obbliga a reintegrare nel posto di lavoro chi è stato licenziato ingiustamente perché non vi era nessuno di questi motivi: nessuna reale situazione di crisi, nessun comportamento del lavoratore che giustificasse il licenziamento. Manomettere l'art. 18 ha il solo obiettivo di consentire alle Imprese di licenziare chi ha scioperato per avere condizioni di lavoro e salario dignitose, chi ha chiesto il rispetto delle norme sulla  sicurezza e la salute, chi dopo molti anni di lavoro ha "ridotte capacità lavorative", chi vuole avere un figlio, chi ha idee politiche che non piacciono al padrone. Manomettere l'art. 18 ha il solo obiettivo di ridurre ogni lavoratrice ed ogni lavoratore in condizioni di precarietà e di ricatto permanente. Ha il solo obiettivo di rendere le lavoratrici ed i lavoratori, braccia usa e getta, merci senza diritti e dignità. Sul piano economico avrebbe effetti pericolosi poiché contribuirebbe a rimandare una vera riflessione intorno al valore assegnato al lavoro nelle nostre società. La cifra del lungo ventennio liberista che abbiamo alle spalle risiede nella progressiva svalutazione del lavoro, ridotto a pura merce. Non più attività umana posta a fondamento della cosa pubblica e dell'ordine democratico, come prevede la nostra Costituzione, bensì mero costo di produzione riducibile oltre ogni limite; anche oltre il limite della giustizia. Solo con questa premessa si può giungere al paradosso per cui le aziende, secondo i piani dei sostenitori di questa controriforma, potranno licenziare per ragioni economiche i lavoratori al di fuori di ogni valutazione di merito da parte di un giudice e, soprattutto, escludendo all'origine il reintegro del lavoratore. La funzione di garanzia delle istituzioni scompare dinanzi al potere della lex mercatoria. Si stravolge il senso dell'articolo 18 non per rilanciare la competitività delle aziende italiane, bensì per sancire la nascita di un nuovo modello sociale che vede nel lavoro e nei lavoratori soggetti subalterni alle ragioni del capitalismo.  Sul piano politico si vuole quindi assicurare la continuità dell'attuale modello economico e sociale liberista anche attraverso la pianificata emarginazione di intere forze sociali e politiche come sta accadendo nei confronti del più grande sindacato italiano, La CGILe i partiti di sinistra .  Il Governo e le forze che sostengono la controriforma del lavoro devono tuttavia sapere che non riusciranno a convincere nessuno del fatto che per favorire l'occupazione - di cui il Paese ha disperato bisogno - si debba partire dal rendere più facili i licenziamenti. Al contrario, bisogna estendere un sistema credibile e sostenibile di protezione sociale a coloro che ne sono esclusi senza che questo determini una complessiva e generalizzata riduzione delle tutele nel mondo del lavoro. Bisogna cancellare norme che hanno trasformato le energie e le aspirazioni dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro in condanna alla precarietà . Bisogna, creare occupazione  attraverso investimenti pubblici in settori strategici quali i servizi e l'economia verde. Per fare questo, tuttavia, servirebbe un governo capace di dialogare alla pari coi poteri forti, ovvero coloro che hanno visto una crescita delle proprie ricchezz negli ultimi vent'anni. La grande maggioranza del popolo italiano è contraria allo smantellamento di tutele fondamentali del lavoro; come PDCI-PRC FEDERAZIONE DELLA SINISTRA,IDV E SEL siamo convinti nel dire no a questo governo tecnico che  non recede dai propri disegni in materia di lavoro e non solo.

 

                                                                                        

Pubblicato il: 30/03/2012

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