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Il Consiglio provinciale approva l'ordine del giorno dell'Upi nazionale per una riforma organica

Conclusa la seduta aperta inserita nel programma di mobilitazione nazionale

Si è svolto stamattina a Palazzo Bazzani il Consiglio provinciale aperto sulla proposta di abolizione delle Province in concomitanza con tutti gli altri Consigli provinciali d'Italia secondo il programma dell'Upi nazionale. Alla seduta erano presenti il presidente della Provincia Feliciano Polli, l'assessore regionale Fabrizio Bracco, la senatrice Anna Rita Fioroni, l'onorevole Carlo Emanuele Trappolino, il presidente del Consiglio provinciale Andrea Maurelli, il sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo, il pro rettore del Polo scientifico e didattico di Terni Pietro Burrascano, il presidente della Camera di Commercio Enrico Cipiccia, il presidente del Coni provinciale Massimo Carignani, il presidente dei Piccoli Comuni Anci Giuseppe Chianella, i sindacati, le associazioni di categoria, le associazioni sociali e culturali. "Per abolire le Province - è stato detto da tutti coloro che sono intervenuti -  occorre modificare la Costituzione. L'obiettivo non deve essere però questo, bensì quello di inserire il riassetto delle Province in una riforma organica delle istituzioni del paese che sia seria e in grado di disegnare una pubblica amministrazione nuova, meno costosa e più efficiente". Durante la seduta è stata ribadita l'importanza della Provincia come ente di coordinamento di area vasta e di una riforma non fatta a pezzi o a spot, ma organica ed inserita nel percorso istituzionale che si sta delineando. L'eliminazione delle Province per decreto - ha affermato il presidente Polli concludendo i lavori - non produce effetti sul versante del risparmio e dell'efficienza della pubblica amministrazione e non concorre alla definizione di un suo nuovo e più moderno ordinamento. Inoltre priverebbe i territori, organizzati sul livello provinciale, di un indispensabile punto di riferimento, di area vasta, accentrando tutte le competenze e le responsabilità a livello regionale. Gli effetti sarebbero la prevalenza di una gestione burocratica, l'indebolimento della capacità dei cittadini e dei territori di partecipare alla cosa pubblica. Per questo con i Consigli provinciali i svolgimento in tutta Italia, chiediamo al governo una riforma seria e non a spot che venga portata a termine rapidamente attraverso gli indispensabili passaggi in Parlamento, nella Conferenza Stato-Regioni e nella Commissione paritetica nazionale appositamente costituita. Dobbiamo anche scongiurare, per quanto ci riguarda, il gravissimo rischio che Terni capoluogo di provincia esca ridimensionata e ricacciata a ruoli di scarso significato politico-istituzionale antecedenti al 1927 con una Regione che accenterebbe tutte le funzioni".

Ordine del giorno - Il Consiglio ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno predisposto dall'Upi ed inviato a tutti i Consigli provinciali. Nel testo si chiede unitariamente alle Regioni di promuovere i ricorsi di fronte alla Corte Costituzionale, per fare dichiarare l'incostituzionalità delle disposizioni contenute nell'art. 23, commi 14 - 21, del decreto legge 201/2011 che violano i principi costituzionali di autonomia e democrazia e sono in contrasto con la forma di stato prevista dal titolo V, parte II, della Costituzione. Si chiede inoltre al governo e al Parlamento di approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta che sia basata sulle seguenti priorità:

1. Intervento immediato di razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni: la razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione di accorpamenti tra Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori, con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti;
2. Ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di area vasta;
3. Eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione;
4. Istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane;
5. Riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province;
6. Destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta ad un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali;
Per conseguire questi obiettivi le Province individuano i seguenti strumenti: l'approvazione urgente di un una norma - nella legge di conversione del Decreto Legge 29 dicembre 2011, n. 216 "Proroga di termini previsti da disposizioni legislative" - che superi l'ipotesi del commissariamento delle Province che dovrebbero andare al voto nella primavera del 2012 e che consenta di prorogare la scadenza degli organi democraticamente eletti fino all'approvazione di una riforma organica delle Province. L'immediata approvazione della Carta delle Autonomie, inspiegabilmente bloccata al Senato, per definire "chi fa che cosa" ed eliminare i costi e le disfunzioni prodotti dalle duplicazioni delle funzioni e per razionalizzare l'intero sistema istituzionale locale, in attuazione dei principi previsti dal nuovo Titolo V, parte II, della Costituzione. La rapida approvazione delle proposte di riforma costituzionale attualmente depositate presso la Camera dei Deputati sul riordino delle Province e delle Città metropolitane, per assegnare alle Regioni un ruolo centrale nel dimensionamento di tutte le istituzioni territoriali.

Pubblicato il: 01/02/2012

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