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MEDEA INFIAMMA IL MANCINELLI


Una straordinaria Pamela Villoresi interpreta passione e vendetta dell'eroina di Euripide

Nel suo abito rosso fuoco, una splendida Pamela Villoresi sabato scorso (28 gennaio) ha infiammato il palcoscenico del Mancinelli interpretando magistralmente MEDEA, la complessa eroina di Euripide tradita, umiliata, esiliata ma non per questo debole. Con grande presenza scenica e commovente intensità drammatica, l'attrice ha dato vita ad una Medea passionale e coinvolgente, facendo gravitare attorno a lei tutto lo spettacolo. Spinta non da un impulso erotico o sentimentale ma per ribellarsi ad un'ingiustizia, Medea ha trasformato la sua delusione in sete di vendetta, la più atroce, quella che l'ha spinta ad uccidere i suoi figli per punire Giasone, interpretato da un bravissimo David Sebasti.
In questo allestimento, il testo tradotto e adattato da Maurizio Panici (che ne firma anche la regia) e Michele Di Martino pone l'accento sulla modernità del personaggio, capace di scardinare i ruoli. Medea è una madre che uccide i propri figli ma soprattutto una donna vittima di un sistema di potere maschile, che difendendo la propria dignità mette in discussione la vecchia cultura e i rapporti uomo-donna. Donna "straniera in terra straniera", ha abbandonato la casa paterna e il suo paese (la Colchide) considerato "barbaro" dai colti ateniesi, per seguire Giasone il quale però più tardi accetta l'offerta di Creonte, re di Corinto, di sposare la giovane figlia Glauce in nome di potere, agiatezza e fama. Medea avrebbe dovuto rassegnarsi alla sua nuova sorte e accettare una quiete convivenza con la nuova sposa, anche per il bene dei figli, ma lei rifiuta il ruolo impostole ed allora viene condannata all'esilio. Donna umiliata e senza scelta, ormai anche senza patria, la sventurata, contorcendosi dal dolore per la sua triste condizione, si muove all'interno di una splendida scenografia sovrastata da un enorme disco (progettato dal pittore Michele Ciacciofera) che richiama il Sole, da cui Medea discende. Sottolineando la forza delle passioni, brilla di rame e oro ed emana bagliori cangianti al variare delle luci che, seguendo la trama degli eventi, tingono la scena di colori cupi per poi illuminarla di nuovo. Passione, luce, fuoco, energia e furore sono gli elementi evocati.
Degni di nota anche i costumi su disegno di Michele Ciacciofera, una commistione di antico e moderno (Giasone, Creonte ed Egeo sono in abiti moderni, quasi a dire che il ruolo del maschio non è mutato nel tempo), che dà la sensazione di essere dentro e fuori la vicenda. E mentre il pubblico oscilla tra passato e presente, Medea ondeggia tra propositi e ripensamenti, dolore e rabbia. Apprezzabili anche gli altri attori in scena, Renato Campese (Creonte), Maurizio Panici (Egeo, re di Atene), Silvia Budri Da Maren (la nutrice) Evelina Meghnagi (la prima corifea) e Andrea Bacci (il messaggero, che quasi materializza sotto gli occhi degli spettatori la tragica scena della morte del re Creonte e di Glauce per il fuoco divampato dagli abiti donati da Medea). Musiche, costumi e dialoghi suscitano un forte pathos, gli applausi non attendono la fine della pièce, ma sottolineano i momenti più intensi.
Lo spettacolo conduce il pubblico in un turbinio di emozioni fino alla fine della rappresentazione, quando lunghissimi applausi salutano questa tragedia antica ma attuale, quasi magica, che lascia un'impronta.
Medea, che fa parte delle produzione ArTè Stabile d'Innovazione e che è andato in scena anche nella mattinata di sabato con una recita per le scuole secondarie di II grado, ha registrato in totale circa 800 persone.

Le foto di scena in allegato sono di Massimo Achilli



Pubblicato il: 30/01/2012

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