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Appello alle forze sane

di Nello Riscaldati   Io so che in politica il rinnovamento è un problema pressoché  irrisolvibile, so che i numeri e i denari contano più delle idee, so che per il "nuovo" la strada sarà sempre in salita, ma intanto se si riuscisse almeno a liberarla dal ciarpame che ne intralcia il cammino sarebbe già una cosa veramente grande per tutti

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Di solito è quello del quale si fa più uso in periodi politicamente critici, quando si fiutano elezioni anticipate o quando si è nei pressi della scadenza di un mandato elettorale. Oltre che alle forze sane, qualcuno ritiene efficace allargarsi appellandosi anche a quelle "vive", a quelle "responsabili",  a quelle "economiche e produttive" o al "vasto e generoso mondo del volontariato e dell'associazionismo". E i più abili riescono persino a rivolgersi d'un botto  a tutte le categorie, chiamando a raccolta la società "civile" in toto.

 

 L'appello può essere semplice o "accorato", l'importante è che chi lo rivolge si dimostri sempre molto, ma molto preoccupato della situazione generale, prevista in peggioramento e dei bisogni della gente, specie di quelli delle fasce più deboli e delle giovani generazioni.

 Di solito l'appellante è un signore/ora/ina, quasi sempre non più giovanissimo/a, ex politico o con ambizioni in merito, munito di consensi familiari o condominiali, e che dichiara di conoscere le vie per risolvere i problemi della Città o del Paese e di volersene far carico asserendo in tal modo di essere intanto lui (o lei), una forza sana, viva, generosa, etc.

 

  Che lanciare appelli, anche accorati, alle forze sane non sia reato lo dimostra il fatto che chi  si sente investito da questa "mission" ha sempre largamente approfittato di tale opportunità.

 Qualche problema si evidenzia invece a carico degli appellati. Quando l'appellante è unico, i "sani", i "responsabili" e i "generosi", situati qua e là nell'insieme, riescono facilmente ad individuare il pulpito dal quale viene la predica e a capire da che parte girarsi, dove guardare e come regolarsi, ma quando da due o tre catafalchi opposti si levano, come in un canto gregoriano, inviti più o meno simili, allora è naturale che ci si chieda come sia possibile essere invitati contemporaneamente e da pulpiti di colore diverso a sì nobili azioni come: valorizzare l'ambiente, organizzare il traffico, tener pulita la città, risparmiare sulle spese, creare posti di lavoro,  cacciare i corrotti, fare bene i conti, aprire di là, chiudere di qua, combattere l'evasione e ripianare i bilanci salvando così il Comune, la Provincia, la Patria e toh!, se ce ne fosse bisogno, anche l'Europa. Tutti ti illustrano "il che", ci fosse un cane chi ti chiarisca "il come".

 

 Anni fa veniva indetto un concorso radiofonico riservato alle "Voci nuove", voci cioè esordienti e che, dopo un'educazione domestica, andavano a cimentarsi con il microfono di una grande emittente, con il grande pubblico e con il mercato dei dischi. Se andava bene, bene, se andava male si tornava a casa.

  Ecco! Quello che manca alla nostra politica è un concorso, magari  a scadenza poliennale come i Buoni del Tesoro, per "volti, voci ed idee nuove!" in modo da consentire l'immissione in circolo di sangue fresco in un organismo perennemente anemico.

 Invece no! Da noi la classe dirigente, terminata la scalata al potere, diventa un po' come gli ospiti di Alcatraz, tutti lì per trenta o quarantanni, pure se anche dall'Alcatraz, per quanto difficile, prima o poi qualcuno la fuga la tenta. Invece dalla politica no, dalla politica la fuga non la tenta nessuno, anzi se estromessi da sentenza popolare o da congiure fraterne non ci si scoraggia, no,  anzi una volta fuori ci si ferma a ridosso delle mura e ci si adopera da subito per ritentare l' "invasione". Si scava cioè il cunicolo non per uscire ma per rientrare nel giro.

 

  Insomma tra le sedie di scarcia o di plastica o di similpelle come ne abbiamo qui a Orvieto o a Terni, e le poltrone di pelle con vitalizio reperibili sia a Perugia che  a Roma, si muovono torme di figure che da decenni brigano, tessono, presenziano, intervengono, dichiarano e ribadiscono, figure che spesso hanno già dato nel senso che il popolo ha già preso loro le misure, ma che non desistono un minuto che è uno dallo scavare quel cunicolo di cui sopra e che dovrebbe consentire loro di riguadagnare la scena.

 

  In politica di "voci nuove" non se ne sentono perché, in quanto potenziali destabilizzatrici degli equilibri, darebbero fastidio e quindi non vanno incoraggiate. E per scoraggiarle poco ci vuole: basta dichiarare che le idee che esprimono sono vecchie e sorpassate,  che sanno di fascismo, di comunismo, di razzismo, di qualunquismo o di qualsiasi altro "ismo". Tu così vedrai che il "nuovo", che non è sempre sinonimo di giovane, si scoraggia, si guarda intorno, non trova appoggi e si rimette a sedere e poi alla peggio, se insiste, si procederà con un appello alle forze sane e responsabili per soffocare sul nascere i tentativi reazionari intesi a  resuscitare i fantasmi del passato e, se non bastasse ancora, magari si potrà sempre fare posto a qualche "delfino", cioè a qualche elemento "nuovo", ma coltivato nel vivaio, di quelli cioè che si muovono solo dietro precise istruzioni ricevute.

 

   Uno degli aspetti malinconici della politica italiana è dato dal fatto che anche "l'alternanza", quando si verifica, avviene sempre  tra gli stessi soggetti che si scambiano di posto, muniti di idee e di vocabolari cronici, che trascorrono il tempo magnificando il loro passato e che rivolgono appelli al popolo concludenti tutti con una frase non detta che ma che, più o meno, suonerebbe così: "fortuna per voi che ci sono ancora io"!

 Suggerisco a chi ascolta questi appelli di assumere sempre ampie e documentate informazioni su colui che parla.

  Io so che in politica il rinnovamento è un problema pressoché  irrisolvibile, so che i numeri e i denari contano più delle idee, so che per il "nuovo" la strada sarà sempre in salita, ma intanto se si riuscisse almeno a liberarla dal ciarpame che ne intralcia il cammino sarebbe già una cosa veramente grande per tutti.

Pubblicato il: 19/01/2012

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