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Radio Call. Licenziamenti annunciati

Fine della cassa integrazione al call center di Bardano, ex Acas Service, rilevato dalla società messinese e poi chiuso in mezzo a mille difficoltà finanziarie dopo neanche un anno di attività

ORVIETO - Radio call: fine della cassa integrazione, l'azienda annuncia i licenziamenti. Continua a navigare in pessime acque il call center di Bardano, ex Acas Service, rilevato dalla società messinese e poi chiuso in mezzo a mille difficoltà finanziarie dopo neanche un anno di attività. Adesso per le dipendenti (sono rimaste una decina, delle oltre venti iniziali) è finita la cassa integrazione in deroga. Le prospettive non sono rosee. Dopo mesi di silenzio, a dispetto delle diffide inviate dai sindacati (fino ad un anno fa c'era l'impegno a riaprire gli uffici di Orvieto), i primi di gennaio la società messinese è tornata a farsi viva. Per portare cattive notizie però. L'intenzione sarebbe quella di licenziare tutte le dipendenti orvietane e aprire di fatto alla mobilità, con la fine della cassa in deroga scaduta ormai a dicembre. Difficile pensare a qualcosa di diverso visto che le note difficoltà di Radio call service permangono e si aggravano. Basti pensare che i 94 dipendenti siciliani del call center non vedono lo stipendio dal mese di maggio. Colpa del notevole ritardo nei pagamenti da parte delle aziende committenti per i servizi svolti (Cup), secondo quanto afferma la società che dice di vantare crediti per un complessivo di oltre 400.000 euro. In questo contesto l'impegno di riportare una commessa ad Orvieto sembra diventare carta straccia e la lettera dei primi di dicembre, dopo lunga "latitanza", ne è una conferma evidente. Uno spiraglio però sembra esserci ancora. Le annunciate lettere di licenziamento non sono ancora arrivate, infatti, per questo dovrebbe tenersi a breve un incontro tra sindacati e Confindustria per sollecitare una richiesta di proroga della cassa in deroga. Le dipendenti dal canto loro si sentono abbandonate. Dopo il mancato assorbimento in Webred ai tempi della chiusura Acas (così si è risolta positivamente la vertenza per le ex colleghe che gestivano una commessa umbra), per loro è stato tutto un precipizio: dalla crisi, alla chiusura fino allo sfumare di mese in mese delle prospettive di riapertura del call center. "Abbiamo terminato la cassa integrazione il 31 dicembre - è lo sfogo di una delle dipendenti rimaste - Ad oggi nessuna notizia, né da parte dell'azienda, né tanto meno da parte del sindacato. Siamo dei fantasmi: in forza lavoro presso un'azienda che non ha più fisicamente una sede (il capannone di Bardano era diventato inagibile, ndr), senza copertura salariale, poiche' le ultime due mensilità di Cig non ci verranno corrisposte dall'Inps in quanto l'azienda ha errato la comunicazione dei dati e, a quanto pare, ci sono state versate cifre superiore di quelle a noi spettanti (530 euro al mese da un anno). Non sappiamo più a chi chiedere spiegazioni". E questo in quadro generalizzato di crisi dove le donne, specie nell'Orvietano, hanno già pagato un prezzo altissimo. Basti pensare alle 80 operaie della ex Grinta, tuttora in cassa integrazione.

Pubblicato il: 19/01/2012

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