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Ma che freddo fa!

Ping pong #17 "Mi verrebbe spontaneo rivolgermi, come ho fatto la scorsa settimana, direttamente al Sindaco, per pregarlo ancora di farci capire (al di là della vicenda dei consiglieri stanchi e infreddoliti) che cosa succede, che idee ha se le ha, e che cosa vuol fare con la sua Amministrazione. Ma ormai si rivolgono a lui in tanti, forse in troppi, per cui il modo risulta inevitabilmente inflazionato. E il Sindaco non risponde"... "Soppesando complessivamente le qualità di Concina, dei suoi assessori e dei suoi consiglieri, e paragonandole a quelle complessive di coloro che aspirano a sostituirli, non trovo motivi per abbandonare l'impegno che ho sottoscritto candidandomi alle elezioni"...

foto di copertina

La palla lanciata è :"La ricostruzione fatta dalla lettera aperta dei Capigruppo consiliari di minoranza sui lavori dell'ultimo Consiglio, particolarmente in relazione al rinvio di quello che viene definito "piano della mobilità" è davvero sconfortante: "intransigenza del Presidente del Consiglio", "mancanza dei numeri per approvarlo", eccetera. Al di là dell'abituale e antico lessico politichese, il rinvio è stato approvato all'unanimità solo e semplicemente perché tutti eravamo stanchi e infreddoliti dopo ore di dibattiti e di interruzioni". (Dalla lettera aperta del Sindaco Toni Concina pubblicata su OrvietoSi il 4 gennaio 2012).

Sarà l'atmosfera di inizio anno, sarà la voglia di esorcizzare i tanti problemi che per forza di cose ci portiamo dietro, sta di fatto che la pallina mi parte, si dirige in direzione Sanremo e riscopre il testo della canzone che Nada cantò nel 1969, quando aveva solo quindici anni, in abbinamento con i Rokes. Si tratta di "Che freddo fa", che, come molti ricorderanno, dice così: "D'inverno il sole stanco/ a letto presto se ne va:/ non ce la fa più,/ non ce la fa più./ La notte adesso scende/ con le sue mani fredde su di me./ Ma che freddo fa,/ma che freddo fa Tu ragazzo m'hai delusa,/ hai rubato dal mio viso/ quel sorriso che non tornerà. Cos'è la vita/ senza l'amore e s'alza il vento,/ un vento freddo,/ come le foglie/ le speranze butta giù Ma che freddo fa,/ ma che freddo fa ".

Già, è inverno, il sole è stanco e tramonta presto, la notte scende e fa freddo. Come non pensare allora che anche i consiglieri, stanchi e infreddoliti, ad un certo punto non ce la fanno più, decidono di abbandonare la fredda sala e raggiungono il tepore delle loro case? Si, io sono per questa versione della ormai famosa vicenda del Consiglio dello scorso 29 dicembre in cui si sarebbe dovuto discutere il cosiddetto "piano della mobilità", che invece, come s'è detto a causa del freddo e della stanchezza dei consiglieri, è stato rinviato a data da destinarsi. L'ho detto, io credo a questa versione, e perciò la finisco qui. D'altronde, quando mai nella dialettica consiliare (o parlamentare, o non so di che cosa) si sono guardate queste sciocchezzuole: se c'è o non c'è il numero legale, se c'è o non c'è la maggioranza per approvare un certo atto? Basta così dunque, davvero basta così!

Piuttosto, di che cosa si doveva discutere? Che cos'era questo benedetto "piano della mobilità"? Se vorrà lo spiegherà meglio Pier Luigi, ma da quel poco che sono riuscito a capire dai resoconti della stampa locale (purtroppo nulla su "Le Monde", Der Spiegel e "New York Times") si trattava di un ambizioso tentativo di dare finalmente un verso alla mobilità del centro storico resa caotica da quello sciagurato piano della mobilità alternativa degli anni ottanta, attuato con piglio e coerenza dalle amministrazioni di centrosinistra ma non capito mai, per la loro cocciutaggine, dai cittadini orvietani e da quei maleducati di turisti, soprattutto se stranieri.

A questo punto mi verrebbe spontaneo rivolgermi, come ho fatto la scorsa settimana, direttamente al Sindaco, per pregarlo ancora di farci capire (al di là della vicenda dei consiglieri stanchi e infreddoliti) che cosa succede, che idee ha se le ha, e che cosa vuol fare con la sua Amministrazione. Ma ormai si rivolgono a lui in tanti, forse in troppi, per cui il modo risulta inevitabilmente inflazionato. E il Sindaco non risponde. Perciò buca, anzi, buca con acqua.

Tuttavia il tema è davvero serio. Per due aspetti, uno di metodo, che è anche di sostanza, e uno di pura sostanza. Il primo è il fatto che ogni atto impegnativo dell'amministrazione comunale sembra improvvisato, preparato male e non  partecipato, con la conseguenza che va incontro inevitabilmente a pesanti battute d'arresto. Il secondo è che dietro ogni proposta non si vede nemmeno un barlume di idea strategica, per cui l'amministrazione è sì abile nel tirare a campare, ma non riesce a produrre atti significativi di riforma dell'esistente.

La situazione perciò è seriamente preoccupante, perché di fatto è bloccata e di conseguenza non può consentire né risanamento né crescita e sviluppo. Che fare dunque? Non mi azzardo nemmeno a formulare anche solo minime ipotesi, sia per difficoltà oggettiva, sia perché al momento continuo ad avere l'impressione che non vi siano molte orecchie disposte ad ascoltare parole che indicano percorsi difficili perché parlano di analisi serie, scelte coraggiose, impegni da mantenere per un periodo non brevissimo. Insomma, vedo ancora poca gente disposta a mettersi davvero in discussione per costruire prospettive non solo nuove, ma più solide e migliori di quelle che ci prospetta la condizione che viviamo oggi.

Tuttavia, lungi da me contribuire a far consolidare una serpeggiante sfiducia nelle nostre capacità di riscatto. Perciò, avendo cominciato con una canzone un po' depressiva, non posso che concludere con un'altra generatrice di speranza. Potrei ad esempio dire con Luigi Tenco "Vedrai vedrai/ vedrai che cambierà/ forse non sarà domani/ ma un bel giorno cambierà". Però sarebbe come accettare l'idea che il cambiamento ci sarà ma rinviato a non si sa quando e questo alimenterebbe un po' troppo lo scetticismo. Allora meglio rivolgersi al sempiterno "L'anno che verrà"  di Lucio Dalla: "Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po'/ la televisione ha detto che il nuovo anno/ porterà una trasformazione/ e tutti quanti stiamo già aspettando/ E se quest'anno poi passasse in un istante,/ vedi amico mio/ come diventa importante/ che in questo istante ci sia anch'io./ L'anno che sta arrivando tra un anno passerà/ io mi sto preparando, è questa la novità".

Che cosa canterà ora Pier Luigi? Questa volta mi aspetto nulla di tenero, mi arriverà una schiacciata tremenda. Spero di riuscire a reggerla.

Franco Raimondo Barbabella

Nelle canzoni si trova un po' di tutto, e aiutano a riflettere, anche se c'è chi dice che "sono solo canzonette". C'è un cantante non di sinistra che dodici anni fa già sbeffeggiava il governo Monti e tutti i politici che si danno delle arie. Cito un profetico Edoardo Bennato: «Guarda invece che scienziati, / che dottori, che avvocati, / che folla di ministri e deputati! / pensa che in questo momento / proprio mentre io sto cantando / stanno seriamente lavorando! / Per i dubbi e le domande / che ti assillano la mente / va da loro e non ti preoccupare / sono a tua disposizione / e sempre, senza esitazione / loro ti risponderanno /  Dico: no! non è una cosa seria / e così è se vi pare / ma lasciatemi sfogare / non mettetemi alle strette / e con quanto fiato ho in gola / vi urlerò: non c'è paura! / ma che politica, che cultura, / sono solo canzonette.»

Mi è arrivata una palla cantante e ho dovuto stare al gioco: è la regola del ping pong. Ma veniamo a cose meno serie.

Il 29 dicembre la sala consiliare era gelida. Il sindaco si era dovuto incappottare. Il nostro direttore ha preso il raffreddore. Era lì a caccia di notizie, annoiato e infreddolito come un cacciatore che aspetta invano il passo delle allodole. La mattinata era trascorsa in chiacchiere sulla destinazione del patrimonio. Ma di questo ho già riferito. Alle due del pomeriggio si trattava di continuare con un dibattito sul piano per la disciplina della viabilità, saltando quella che i raffinati chiamano colazione, ma che a Orvieto si chiama pranzo. Oppure sospendere per il pranzo e poi riprendere. Né la prima né la seconda soluzione hanno raccolto il favore della maggioranza dei consiglieri presenti, mentre è stata varata all'unanimità  la decisione di rinviare la pratica alla successiva seduta del consiglio. La maggioranza era in difficoltà? Se è così non me ne sono accorto. Ma non è questo il punto.

Vogliamo chiarire che cos'è questo benedetto "piano per la disciplina della viabilità sul territorio del comune di Orvieto" che suscita polemiche, lamenti di lesa democrazia partecipativa, ipotesi di violazioni dello statuto comunale?

Va detto che altro non è se non la proposta di un pacchetto di indirizzi che il consiglio comunale dovrebbe impartire alla giunta e al  dirigente della polizia municipale. La giunta  e il dirigente, nell'adottare gli atti di loro competenza ai sensi del codice della strada, dovrebbero tenerli presenti, anche se, con adeguata motivazione, se ne potrebbero discostare. Detto in parole povere, quasi tutto quello che c'è scritto nel cosiddetto piano per la disciplina della mobilità, lo potrebbero fare di loro iniziativa la giunta e il dirigente, come hanno fatto tranquillamente fino ad ora. Né si tratta di cose da poco.

Per esempio, in base al codice della strada, il dirigente può:

·         disporre la limitazione della circolazione per ragioni ambientali e di salvaguardia del patrimonio artistico;

·         istituire diritti di precedenza e stop;

·         riservare spazi di sosta per la polizia stradale, i vigili del fuoco ecc.;

·         stabilire le aree di parcheggio;

·         istituire, previa deliberazione della giunta, i parcheggi a pagamento;

·         disciplinare il carico e lo scarico delle cose;

·         riservare spazi di sosta per veicoli privati dei soli residenti nella zona, a titolo gratuito od oneroso.

La giunta, sempre in base al codice della strada, può:

·         stabilire in quali zone la presenza di parcheggi a pagamento non comporta l'obbligo di prevedere parcheggi liberi;

·         istituire aree pedonali e zone a traffico limitato. 

Allora mi domando, perché l'amministrazione comunale si è presa la briga di far redigere questo documento pressoché innocuo e non indispensabile, e perché ad esso viene data più importanza di quella che merita? Mi sono dato alcune risposte che sottopongo alla piccola, ma raffinata, schiera dei lettori di ping pong, certo della loro benevolenza.

1) La tentazione di emanare disposizioni per mettere ordine in un mondo che si presume ne abbia bisogno è irresistibile; chi detiene un minimo di potere non fa altro che pensare a come condizionare la condotta degli altri; da quando nasciamo a quando moriamo siamo circondati da gente che ci dice quello che dobbiamo fare; fortunatamente la maggior parte delle regole vengono disattese.

2) Nei comuni la propensione a emanare disposizioni è incoraggiata dai dirigenti, che aspirano al comprensibile tornaconto di poter dire, quando le cose non vanno: «Ho fatto quello che mi avete ordinato». Tanto è vero che sono sempre pronti a cancellare e sostituire, secondo la volontà del sindaco e degli assessori, le norme che hanno predisposto.

3) Vi sono materie, come quella del traffico, che toccano tutti e di cui tutti possono vantare una qualche competenza. È naturale che un po' tutti ne parlino. Gli opinionisti in materia di traffico sono tanti, molti di più dei tifosi di calcio, sempre impegnati a suggerire la migliore formazione della nazionale.

4) È umanamente comprensibile che consiglieri comunali di minoranza ed ex amministratori comunali, quando si parla di traffico, muoiano dalla voglia di dire la loro: un po' perché è facile trovare qualcosa da criticare, un po' perché, per un noto fenomeno psichico, dei tempi in cui comandavano ricordano la piacevole vertigine che dà il potere e non il fastidio delle critiche e l'umiliazione degli insuccessi.

5) Poi ci sono i commercianti, che tendono a considerare le strade come infrastrutture a loro esclusivo servizio. C'è da capirli, perché il loro pane dipende anche da come la gente si muove in auto. Ma qualche volta non è facile capire quello che vogliono.

Ma poiché non voglio essere accusato di buttarla in chiacchiere da chi è scontento di come stanno andando le cose, confermo che anch'io non sono affatto contento della situazione. Ma confermo pure che, soppesando complessivamente le qualità di Concina, dei suoi assessori e dei suoi consiglieri, e paragonandole a quelle complessive di coloro che aspirano a sostituirli, non trovo motivi per abbandonare l'impegno che ho sottoscritto candidandomi alle elezioni. Ciò non toglie che, come tutti sanno, annovero tra i critici dell'amministrazione Concina amici carissimi e altre persone che stimo profondamente. Ciò non mi procura imbarazzo e sono convinto di non essere imbarazzante per loro.

Pier Luigi Leoni


Ping Pong è la rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 

Questa è la puntata n°17

Pubblicato il: 09/01/2012

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