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Mostra 'Ovieto Ipogea - il sottosuolo della città dagli Etruschi ai giorni nostri'

di Claudio Bizzarri Presso il Centro Studi Città di Orvieto

La mostra didattica e fotografica dal titolo "Ovieto Ipogea - il sottosuolo della città dagli Etruschi ai giorni nostri" è stata riallestita presso il Centro Studi Città di Orvieto, dove aveva inizialmente debuttato nel mese di Agosto ; era stato preventivato di chiuderla al termine del periodo delle festività natalizie ma potrebbe essere estesa per altre tre settimane visto l'interesse che ha suscitato nei numerosi turisti che transitano per piazza Duomo ed anche negli Orvietani che riscoprono così un tassello della loro storia. La mostra, organizzata da Speleotecnica in collaborazione con il PAAO, è corredata da un video che punta la sua attenzione al complesso sistema idrico che caratterizzava la città di Velzna, l'Orvieto del periodo etrusco. I pannelli didattici realizzati dall'Architetto Simone Moretti Giani riescono a spiegare in maniera comprensibile a tutti ma scientificamente ineccepibile come funzionassero i cunicoli e le cisterne che si trovavano al disotto del tessuto abitativo della città antica. Una città che si era strutturata attentamente seguendo uno sviluppo per assi ortogonali, che ritroviamo specularmente riprosti nella città dei morti ai piedi della rupe, dove i monumenti funerari sembrano appunto case divise per isolati. Già dal VI secolo a.C. gli abitanti di Orvieto avevano compreso che al disotto dello zoccolo di roccia vulcanica sulla quale sorgevano gli edifici, si trovava la falda acquifera che poteva garantire la sopravvivenza e per raggiungerla, senza dover uscire dal pianoro, scavarono veri e propri pozzi a sezione quadrangolare muniti di quelle intacche che consentivano di salire e scendere "comodamente"; concettualmente bisogna aspettare il Cinquecento per vedere opere simili, il pozzo della Rocca e quello della Cava. Altre strutture ipogee d'epoca etrusca aspettano di essere indagate più in dettaglio ed è per questo che è stata inoltrata una domanda di concessione di scavo da parte della Fondazione per il Museo C. Faina la quale, in collaborazione con atenei esteri, diviene di nuovo protagonista nella ricerca archeologica orvietana.

Pubblicato il: 07/01/2012

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