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Sull'ex Ospedale per adesso ha vinto la politica della marginalizzazione di Orvieto

di Stefano Olimpieri, capogruppo PdL  "Come si fa, infatti, a poter difendere un territorio ed un città se la sinistra continua a dividere, a creare fratture ed a mettere sempre gli uni contro gli altri. Questi comportamenti non fanno vincere nessuno. Fanno perdere la città"

La legge "consociativa" sul Servizio Sanitario Nazionale dispose che tutti i beni immobili di proprietà dei Comuni passassero al patrimonio delle Regioni: in sostanza, con una legge dello Stato, il Comune di Orvieto venne espropriato di tutti i cespiti che facevano riferimento al comparto socio-sanitario e che erano stati  accumulati nel corso dei secoli grazie alla lungimiranza ed alla sensibilità delle generazioni passate e grazie ai lasciti di tanti benefattori.  Dal 1978, quindi, un vero e proprio esproprio legalizzato ha permesso alle burocrazie politiche perugine e ternane di avere la disponibilità nella gestione di un patrimonio che apparteneva  alla comunità orvietana. In meno di vent'anni  la città di Orvieto ha ceduto proprietà immobiliari e sovranità politica alla "rossa" Umbria, venendo ripagata con la cancellazione della ASL e con un sempre maggiore depotenziamento delle strutture sanitarie presenti sul territorio. Tutto questo è avvenuto con il consenso e l'avallo della sinistra orvietana, da sempre prona alla sinistra regionale con l'unico fine di poter sedere in striminziti strapuntini o di poter gestire qualche briciola di potere. Tutti sanno che il cespite più importante dal punto di vista strategico ed economico è il complesso dell'ex Ospedale: da anni, infatti, il Comune e la Regione si stanno confrontando per trovare una soluzione che possa far tornare la città di Orvieto proprietaria dell'immobile ubicato in piazza Duomo, tanto che in questi ultimi mesi sembrava che le parti stessero per addivenire ad un accordo, non solo sull'ex Ospedale ma su tutti i beni di proprietà della ASL (ex pediatria ed ex mensa alla Piave). Trattative complesse e difficili che, tenendo conto di tutti gli Accordi di Programma fino ad oggi stipulati tra la Regione ed il Comune, cercavano di dare la possibilità al nostro Comune di tornare ad essere proprietario dell'ex Ospedale: tale accordo avrebbe previsto che l'indennità di occupazione che il Comune paga alla ASL per un importo di 370.000 euro all'anno si sarebbe bloccata al 31 marzo 2011, così da far risparmiare alle casse del Comune circa 300.000 euro. Ricordiamo, solo per cronaca politica, che nel luglio del 2007 l'allora Giunta Mocio dovette dichiarare un debito fuori bilancio di circa 1.200.000 euro perché il Comune non aveva mai pagato il canone di occupazione in favore della ASL. Occorre anche ricordare che in base agli accordi (alcuni solamente verbali!) dei primi anni 2000 il Comune di Orvieto paga le utenze per l'intero stabile e gli Enti pubblici e privati che lo occupano non pagano neanche un euro, ne di affitto ne di bollette. Questa incresciosa situazione voleva essere superata dalla Giunta Concina attraverso un accordo chiaro e trasparente e che, soprattutto, desse dignità alla città; inoltre, si voleva definire un accordo complessivo per far tornare, a fronte di un quantum stimato dalla stessa Regione,  l'ex Ospedale nella proprietà e nella disponibilità piena della città di Orvieto. Questo percorso si stava per concretizzare, anche grazie al buon rapporto istituzionale che il Sindaco ha messo in campo con i vertici della Regione dell'Umbria: ovviamente, anche se con maggioranze diverse, i rapporti di natura istituzionale incardinati tra il Sindaco e la Presidente della Regione sono sempre stati improntati alla massima serietà ed alla massima collaborazione. Ad un certo punto, quando le trattative si stavano per concludere positivamente per entrambe le parti, da Orvieto, e più precisamente da via Pianzola, si è scatenato l'attacco e sono iniziate a partire "machinate" verso Perugia per delegittimare Concina e per mandare a carte quarantotto l'accordo che si stava maturando. Capi bastone e loro portaborse, divisi per correnti e per sottocorrenti, hanno fatto il possibile ed anche l'impossibile per impedire l'accordo: di fronte a cotanto livore e rancore, i vertici della Regione hanno fatto macchina indietro ed hanno impedito che si potesse giungere all'accordo definitivo.  Aver fatto naufragare l'accordo dimostra ancora una volta come i capi bastone del PD locale agiscano esclusivamente per finalità contrarie alla difesa e tutela del bene comune.  In sostanza, hanno dimostrato che la loro specifica finalità, non è  solo quella di danneggiare la città, ma soprattutto quella di stare sempre dentro le partite che muovono grandi interessi (quello che successe con la Piave tra il 2006 e 2007 ne è la riprova). Il vero timore, infatti, era (ed è) che sarebbe stato Concina a tenere il pallino in mano e questo per il modo di gestire la cosa pubblica dalle parti di via Pianzola non è accettabile; le regole democratiche le invocano solamente quando gli fanno comodo. Inoltre, occorre ricordare a tutti che l'ex Ospedale venne messo nel bando insieme alla Caserma Piave nel lontano 2009 e con il quale si prevedeva che il Comune di Orvieto avrebbe dato in concessione per novantanove anni un bene (l'ex Ospedale) su cui lo stesso Comune non aveva nessun titolo, visto che ancora oggi (2012) è di proprietà della Regione dell'Umbria. Bando, va sempre ricordato, che avrebbe concesso una gestione esclusivamente privata sia della Piave, sia dell'ex Ospedale  Questo increscioso comportamento, non solo dimostra  il bassissimo livello cui è giunta la sinistra locale, ma rafforza la tesi che la marginalizzazione di Orvieto nello scacchiere regionale è causata principalmente da questi comportamenti. Come si fa, infatti, a poter difendere un territorio ed un città se la sinistra continua a dividere, a creare fratture ed a mettere sempre gli uni contro gli altri. Questi comportamenti non fanno vincere nessuno. Fanno perdere la città.

Pubblicato il: 05/01/2012

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