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Un Consiglio indisponibile a discutere del futuro della città deve andarsene

di Dante Freddi Al dibattito sull' "Atto di indirizzo per la valorizzazione del patrimonio pubblico presente nel centro storico di Orvieto" presentato dal centrosinistra il centrodestrra si è rifutato di discutere. La città non conosce nulla dei progetti contraddittori degli uomini di Còncina e non se ne parla neppure

foto di copertina

Una parte della mattinata del Consiglio comunale di fine anno di ieri è stata dedicata al dibattito sull' "Atto di indirizzo per la valorizzazione del patrimonio pubblico presente nel centro storico di Orvieto" presentato dal centrosinistra.

E' stata un'ulteriore occasione per confermare che c'è un Consiglio comunale franto, incoerente, incapace ad affrontare i problemi straordinari della città, che si sommano a quelli del Paese.
Il tema della discussione era l'utilizzazione del patrimonio pubblico presente nel centro storico di Orvieto, dalla ex Piave all'ex ospedale, dalla ex Inapli alla sede Asl di via Postierla.
La maggioranza ha rifiutato di parlarne, perché argomento troppo "difficile" e "complesso", secondo Olimpieri, perché c'è già il documento del 2007 firmato da Regione, Provincia e Comune che è valido e quindi non c'è nulla da discutere, secondo Tonelli, perché il documento del 2007 di cui parla Tonelli è una stupidaggine, secondo Pizzo, perché "qui si parla senza l'oste", (Regione, Asl e Provincia n.d.r.) ha ricordato il sindaco.

Con motivi diversi e contrapposti  la gente di Còncina ha chiaramente dimostrato che non vuole dialogare di un bel nulla, per mancanza di idee o per coccolare in silenzio e con "riservatezza" le proprie.

Ovviamente si è accennato anche alla vendita della ex Piave ed è saltato fuori che è già consolidata nella maggioranza l'idea che la palazzina comando non fa parte del complesso del casermone e quindi va trattata a parte, sostiene il sindaco, che però insiste che non vuole spezzettare il complesso. Il viceassessore Udc Pizzo, invece, afferma che bisogna perseguire l'idea di vendere a spot, perché è più facile piazzare il patrimonio.
La proposta del centrosinistra di discutere della "valorizzazione del patrimonio pubblico presente nel centro storico di Orvieto" è stata vista dalla maggioranza soltanto come sfida, come provocazione. E forse lo era davvero, forse c'era una sostanza maligna, l'idea era costruita per imbarazzare la Giunta e la maggioranza.
Ma se anche fosse stato così, si trattava di discutere un "atto di indirizzo" fondamentale per la città e per qualsiasi azione di sviluppo, un'occasione a cui chi governa non può essere impreparato. Si dovevano  confrontare visioni e questa non è un perdita di tempo.
Senza idee non si ottengono risorse e neppure si possono cercare, non si può più incolpare la Regione di scarsa attenzione per Orvieto.  Lo ha capito soltanto Ranchino, che ha votato contro la deliberazione di un atto di indirizzo insieme alla sua coalizione, ma almeno ha evidenziato il bisogno di pensare, di ragionare, di condividere. Anche lui ha compreso che il silenzio e la riservatezza di cui si loda il sindaco sono difetti gravissimi per un amministratore e letali per la città.

Pubblicato il: 30/12/2011

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